E' risaputo che il pianeta, per due terzi, è ricoperto d’acqua, di cui il 97% è acqua salata. Del restante 3% solo un terzo è disponibile per i consumi domestici, agricoli e industriali.
E' altrettanto noto che in Italia il consumo pro - capite è di circa 250 litri. Per non parlare del consumo di acque minerali che ci vede primi consumatori al mondo, con 260 marche commerciali che vendono oltre 10 miliardi di litri all’anno.
Ma pochi sanno che quasi la metà che scorre negli acquedotti italiani va persa per incuria, per perdita nelle condutture; lo dice l’Istat che porta alcuni esempi come quello di regioni dove, per ogni 100 litri erogati si immettono in rete 180 litri.
Serve dunque maggior controllo e soprattutto conoscenza. Nella Giornata Mondiale dell’acqua, martedì 22 marzo, sono molte le voci che si levano a difesa di un consumo consapevole.
A Roma ne parlerà il WWF in occasione della presentazione dell’ edizione italiana del volume State of the World 2011 “Nutrire il pianeta” del Worldwatch Institute. Il WWF è stato protagonista, all’interno dell’ampio Movimento dei Forum dell’acqua che vede coinvolti diocesi, centri sociali, comitati locali, amministrazioni comunali, sindacati e associazioni, della raccolta delle firme per i referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Una raccolta che si è tradotta in un risultato eccezionale, mai raggiunto prima: sono stati oltre 1.400.000 gli italiani e le italiane che hanno firmato grazie all’impegno di migliaia di volontari che hanno organizzato banchetti, iniziative e dibattiti in tutti i Comuni d’Italia.
Questo è il segnale più importante che sta crescendo l’attenzione e la cura per questo bene che deve restare pubblico.
“Occorre far si che l’umanità intera possa avere accesso a questo patrimonio di tutti. – afferma Leopoldo Pasquini, presidente del Consorzio San Geminiano Italia, il polo di grossisti indipendenti più importante nella distribuzione di bevande in Italia – Il nostro gruppo commercializza acqua minerale e il nostro impegno, pur in una logica di libero mercato, è quello di ridurre il più possibile l’impatto ambientale di questo consumo, favorendo il vetro a rendere. Come cittadino invece credo sia importante ripristinare, in ogni località, l’uso e il consumo dell’acqua potabile riportando in auge un simbolo delle nostre comunità: la fontanella, che farebbe bene anche al paesaggio urbano”.
Un contributo arriva anche dall’industria alimentare che si fa sempre più ecosostenibile. Nonostante al comparto faccia capo solo l’1,8% del consumo idrico, rispetto al 60% utilizzato dall’agricoltura, Federalimentare rimarca l’impegno nella promozione di un consumo idrico responsabile. Se dagli anni Novanta a oggi, i consumi di acqua da parte dell’industria alimentare si sono ridotti, in media, di circa il 30-40%, esistono ‘case history’ di importanti aziende alimentari italiane che documentano risparmi di acqua anche del 60-70% (per tonnellate di prodotto) e del 40-50% (in valori assoluti). Solo per fare un esempio concreto: se una decina di anni fa, per produrre un litro di soft drink servivano 6 o 7 litri d’acqua, oggi è possibile arrivare a utilizzarne poco meno di 2 litri. Per l’immediato futuro, focalizzando l’attenzione sull’Italia, il risparmio possibile nel settore del Food&Drink – secondo l’Ecologic Institute for International end European Environmental policy – è stato valutato in circa 257 milioni di metri cubi di acqua l’anno (2% del totale industria in Europa e 20% del manifatturiero italiano). Che corrisponde a un vantaggio, in termini economici, per le imprese, di circa 55 milioni di euro l’anno.
Ognuno di noi consuma, per le semplici necessità domestiche, 213 litri di acqua, praticamente due vasche da bagno colme. Senza pensarci troppo se ne vanno circa 40 litri per cucinare e lavare, dagli 8 ai 30 litri per lo sciacquone, 170 litri per la lavatrice, dai 50 ai 100 litri per la pulizia quotidiana. Solo due litri per bere, spesso senza sapere cosa beviamo, quali proprietà e caratteristiche. In questo viene in aiuto l’A.D.A.M., Associazione Assaggiatori Acque Minerali, nata proprio per rispondere ad un bisogno di educazione al consumo, al giusto rapporto tra acqua e cibo.
“L’associazione organizza corsi periodici per imparare a degustare e conoscere le caratteristiche organolettiche delle acque. – racconta Giuseppe Amati, segretario generale dell’associazione – Riteniamo importante che cresca la consapevolezza e che il consumo dell’acqua non diventi un fatto economico privato. Con il nostro lavoro di sensibilizzazione vogliamo contribuire a ridurre il gap di ignoranza che purtroppo esiste anche a livello professionale”.
L’auspicio, nella giornata mondiale delle acque, è che ognuno, nel suo privato e nell’attività aziendale, impari le regole del riuso e del riciclo che consentono di risparmiare il consumo di milioni di litri all’anno.
Luigi Franchi