Ferie estive 2011 solo per il 40% degli italiani, con oltre 35 milioni di persone, pari a 2,8 milioni in più rispetto al 2010, che non sono andate né andranno in vacanza. Il dato emerge da una ricerca condotta da Fipe e Axis Research su un campione di 800 famiglie residenti, rappresentative della realtà italiana.
Secondo il presidente Fipe, Lino Enrico Stoppani questa indagine decreta la fine delle vacanze distribuite nel corso dell’anno fatte di viaggi frequenti, ma di breve durata e il ritorno alla monovacanza della durata media di due settimane, così da sfruttare le “economie di scala”, almeno per quanto riguarda il costo del viaggio. “Non sono belle notizie per un settore, il turismo, che non beneficia di alcun genere di sostegno economico», chiosa Stoppani.
Gli italiani quindi cambiano le loro abitudini optando per una o due settimane in abitazioni ‘familiari’, senza rinunciare al relax, alla buona tavola di casa o del ristorante.
Chi è partito nel 45,5% dei casi ha scelto alloggi privati, mentre il 42,9 ha preferito le strutture ricettive collettive, quali hotel, campeggi, crociera o villaggi turistici.
Per quanto riguarda le destinazioni, il 58% dei turisti ha scelto di cambiare rispetto allo scorso anno o per fare nuove esperienze o per spendere meno o, addirittura, perché lo scorso anno non era stato soddisfatto. In netto calo il trend del divertimento forzato e attività fisica a tutti i costi e in crescita il desiderio di relax e di salutismo, con particolare attenzione per frutta verdura, pesci e gelati.
La crisi, in sostanza, pare abbia risvegliato nelle persone una sorte di morigeratezza e di riscoperta di ciò che non ha prezzo, non solo dal punto di vista spirituale, ma anche in termini monetari. È cambiato anche l’atteggiamento di fare le vacanze a costo di indebitarsi, a causa delle ristrettezze economiche che rendono gli italiani più attenti a spendere in relazione alle proprie disponibilità.
“Insomma – conclude Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio – la crisi ci sta restituendo un nuovo consumatore, più razionale e attento al giusto rapporto qualità/prezzo e al proprio benessere. Solo apparentemente un passo indietro, ma al contrario, un ponte interessante per un futuro diverso e, forse, più sostenibile”.