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A giugno si celebrano i 60 anni della Convenzione di Stresa

29/05/2011

A giugno si celebrano i 60 anni della Convenzione di Stresa
Il 1° giugno a Stresa si celebrano i sessant’anni della “Convenzione Internazionale sull’uso delle designazioni di origine e delle denominazioni dei formaggi”, meglio conosciuta come “Convenzione di Stresa”.
La convenzione, sottoscritta proprio nella cittadina lacustre nel 1951, rappresentò il primo passo per l’emanazione delle norme comunitarie che sfociarono nei regolamenti per i prodotti a Denominazione d’origine. 
L’Italia arriva all’appuntamento registrando le grandi performance dei formaggi DOP, in particolare le tre produzioni più apprezzate anche all’estero: Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Gorgonzola. I tre formaggi l’anno scorso hanno chiuso registrando, rispettivamente, un aumento di produzione del 3,16%, del 5,1% e del 2%.
A volume, con 163.326 tonnellate, il primo posto se lo aggiudica il Grana Padano, seguito a ruota dal “cugino” Parmigiano con 119.221 tonnellate e dal Gorgonzola con 48.624 tonnellate. Il dato complessivo vede un aumento del 5,64% per una produzione totale di 398.230 tonnellate.
Un successo dovuto in gran parte alla materia prima d’eccellenza, il latte italiano, con cui si produce l’80% dei formaggi DOP del paese. Un latte che continua a garantire livelli di qualità e di sicurezza senza paragoni.
Ma se questo è il risultato perché si sta correndo il rischio di veder vanificare un successo del made in Italy così straordinario?
Negli allevamenti bovini infatti stiamo assistendo ad un aumento di costi elevatissimo; secondo Ismea +14% nel primo trimestre 2011, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un picco del 22% per i costi di alimentazione. A questo si aggiunge l’avvicinarsi della fine del sistema quote latte, previsto per il 2015, che darà il via ad una liberalizzazione del mercato che già ora segna dei contraccolpi pesanti.
“Il settore lattiero caseario - afferma Maurizio Gardini, presidente di Fedagri Confcooperative - vive una fase delicatissima di transizione verso la completa liberalizzazione della produzione (confermata per il 1 aprile 2015), in un mercato caratterizzato da un’elevata volatilità strutturale e che andrebbe ridisegnato a partire dal rafforzamento del potere contrattuale dei produttori agricoli e del loro reddito. Integrazione economica dei produttori, coinvolgimento della distribuzione organizzata nella interprofessione sono le richieste che mettiamo sul tavolo del confronto. Sarebbe inoltre opportuno inserire la programmazione produttiva dei formaggi Dop che, necessitando di periodi di “affinamento” di diversi mesi, sono più esposti alle oscillazioni del mercato. Questo strumento è di primaria importanza anche per il nostro Paese, leader nella produzione dei formaggi di qualità con 43 denominazioni (42 Dop e una Igp), pari al 23% della produzione lattiera nazionale”.
Su quest’ultima proposta si trova d’accordo anche Confagricoltura che ha avanzato un pacchetto di proposte, in previsione della discussione sulla futura PAC.
“Per il latte auspichiamo – dice il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi – un intervento ‘alla francese’ che regolamenti in modo molto più stringente le relazioni di filiera nella fase finale della messa in commercio dei prodotti, evitando che si possano determinare per i trasformatori condizioni perdenti, che inevitabilmente ricadrebbero sui produttori del settore primario”.
Le proposte vanno dalla programmazione delle produzioni alla trasparenza nella formazione del prezzo: all’inizio degli anni ‘80 il prezzo alla stalla rappresentava il 65% di quello al consumo, oggi ne costituisce il 25%. Inoltre vengono auspicate nuove regole che impediscano situazioni di oligopolio del settore e la garanzia di tracciabilità di tutto il latte fresco, non solo quello commercializzato e dei formaggi.
Obiettivi che, se perseguiti e associati all’altro grande valore che l’Italia può mettere in campo – la sicurezza alimentare del lattiero, - caseario, che vanta controlli accurati su tutti i processi della filiera, a partire dai mangimi che vengono somministrati ai bovini fino alla trasformazione, passando per continue verifiche veterinarie nelle stalle (aconferma di questo dato, per esempio, basti pensare in Italia operano, in termini proporzionali rispetto al numero di abitanti, molti più medici veterinari rispetto a Paesi come Regno Unito, Francia e Germania) - possono aggiungere ulteriore valore alle iniziative di promozione del formaggio italiano, come la più recente: il carrello Carrello dei Formaggi italiani Dop, patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole, realizzato da Latteitalia, Organizzazione comune che raggruppa i produttori del settore lattiero-caseario, con la consulenza di Cooq, societa’ specializzata in progetti per il mondo alimentare.
“Il Carrello dei Formaggi Italiani Dop nasce con l’obiettivo di offrire nei ristoranti una valida alternativa ai menu di carne o pesce, ma soprattutto per diffondere e valorizzare una pietanza tradizionale ben radicata nel territorio nazionale” afferma Giovanni Rossi, presidente di Latteitalia, ricordando come il consumo dei formaggi nella ristorazione sia ancora troppo spesso relegato al fine pasto.

Luigi Franchi
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