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A margine del “decreto spiagge”

17/05/2011

A margine del “decreto spiagge”
Il recente “decreto spiagge”  ha coinvolto addetti ai lavori e opinionisti alimentando un confronto tecnicistico  e ancora poco chiaro. L’impressione però, sempre più evidente, è che in questo Paese non si faccia più politica. Il dubbio di fondo pertanto è: politica non la si vuol più fare per volontà o per incapacità?
Secondo un nostro modesto avviso è che non si fa più politica con la “P” maiuscola ormai da molto tempo e le conseguenze, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. E l’esempio l’abbiamo proprio con questo decreto governativo. Quando si va ad intaccare il patrimonio dello stato e quindi di tutti noi, non si può gestire  la ricchezza del Paese con un decreto legge e pensare che tutto sia sistemato. Le spiagge e quindi le coste, ovvero una parte non indifferente delle bellezze dell’Italia che tanti  stranieri ci riconoscono, non possono essere gestiti con decreti legge. La differenza è sostanziale, qui si tratta di privatizzare beni demaniali a operatori per decine di anni, rilasciando concessioni  che modificheranno, per non dire deturperanno, l’assetto paesaggistico per chilometri e chilometri. E’ questo che vogliamo? Siamo sicuri che il settore della ricettività alberghiera e il sistema turistico nazionale ne abbia bisogno?
Sappiamo di recitare una parte  fuori dal coro rispetto anche a molti lettori, ma non crediamo  sia questa la strada da percorrere. Non è liberando le attività  all’ingordigia del mercato, mercificando spiagge e territorio senza una pianificazione  e un  progetto turistico nazionale per l’Italia inclusivo e aperto al confronto serio con  le Regioni, studiato veramente per rilanciare il turismo su scala internazionale che si uscirà dalla crisi economica. Non sarà decretando proroghe di  concessioni  o diritti di superficie portando tutto a una scadenza inverosimile (90 anni!) di  social - comunista memoria un modo corretto per superare le scadenze del 2015. Chi si ricorda più delle “aree Peep” frutto di politiche urbanistiche sinistrorse, ma con indubbie finalità sociali di  contenere i prezzi delle case. Ma qui ai prezzi non si pensa, sarà tutto al più il “mercatismo” a definire un equilibrio tra domanda e offerta e allora si che i prezzi di sdrai e ombrelloni  saranno davvero proibitivi. Si vedrà: questa è un'altra storia. Non è invece secondario  dire ai cittadini chi deve governare e tutelare il paesaggio demaniale  dopo questo decreto. L’impressione è che si stiano confondendo ruoli e competenze, sovrapponendo leggi su leggi. Ma non  è così che si salva l’economia turistica del paese.  Pertanto  invochiamo il Ministro Brambilla prima del suo collega Tremonti a occuparsi della materia. Questo è un sorpasso pericoloso e la gestione del turismo e della sua economia non possono essere demandati  a chi è competente in finanza. Chi governa deve poter governare  con un senso alto del termine, e se ha ancora un senso fare politica, ciò deve essere fatto dando un servizio al Paese guardando con  lungimiranza  il bene della collettività prima dei singoli.

Roberto Martinelli
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