Quando una città che si trova al quinto posto nelle statiche relative al turismo religioso si pone il problema di sviluppare una politica di accoglienza gay friendly, allora vuol dire che in questo paese una visione civile e progressista della società resiste e guarda al futuro. Questo è un ottimo segnale che arriva dalla città di Padova che, ogni anno, accoglie 4,5 milioni di visitatori per la Basilica di Sant’Antonio, ma che ha saputo anche ospitare un’iniziativa come il Pride Village, organizzato dall’Arcigay, che per due mesi ha intrattenuto migliaia di spettatori con eventi di vario genere e portato ad esibirsi artisti di fama nazionale ed internazionale.
Il successo ha invogliato il Consorzio di promozione turistica di Padova ad avviare le procedure per chiedere il marchio ‘gay friendly’ coinvolgendo gli alberghi ed i locali cittadini ‘accoglienti’ nei confronti degli omosessuali. In Italia sono una sessantina gli hotel gay friendly commercializzati dal portale bookingay.com.
Il riconoscimento ‘gay friendly’ è molto diffuso in diversi Paesi europei ed è lo strumento in grado di intercettare nuovo turismo, socializzante e redditizio. Il marchio verrebbe esposto all’ingresso di hotel ristoranti e locali della città veneta che intendono intercettare gusti ed esigenze del pubblico omosessuale. Un buon modo di far cadere assurde resistenze mentali e inutili barriere culturali.