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A Terra Madre la politica ha preso per mano la gioia

25/10/2012

A Terra Madre la politica ha preso per mano la gioia
 
A Terra Madre la politica ha preso per mano la gioia
Algeria, Angola, Argentina, Armenia, Arzebaigian, Bolivia, Bosnia Erzegovina e giù fino allo Zimbabwe. Decine, centinaia di bandiere portate dai contadini di tutto il mondo sfilano tra il “popolo di Terra Madre”, come lo ha magistralmente salutato Carlin Petrini, riunito alla cerimonia di apertura del Salone del Gusto Terra Madre 2012. Difficile non emozionarsi di fronte a questa scenografia che ogni due anni, dal 2004, si ripete a Torino dove convergono, ospitati nelle case dei piemontesi i contadini del modo, per discutere, conoscere, confrontarsi all’interno di una rete diventata “luogo libero, aperto, dove scambiarsi informazioni preziose per la sopravvivenza e il futuro della Terra”.

“E dove bisogna prendere coscienza che l’iniziativa di Terra Madre è una straordinaria iniziativa politica, perché la nuova polis è universale e ci impone di stare insieme e cercare soluzioni per la crescita. Ma non del prodotto interno lordo! La crescita della cultura, della felicità e della comunità!” Non ci gira attorno Carlin Petrini, nel suo messaggio di benvenuto al popolo di Terra Madre. Magari gli analisti che, ad analizzare il fenomeno di Terra Madre, prima erano sociologi, antropologi e filosofi, da domani diventeranno anche quelli politici che si destreggeranno ad interpretare ciò che pensa Petrini: se cerca un ruolo nella politica italiana, se punta a fare il ministro o il presidente del consiglio.

Nulla di tutto questo! Qui si vola più alto delle miserie della politica italiana. Qui si affermano concetti seri come la lotta senza quartiere allo spreco alimentare, come la difesa del patrimonio dei nostri padri, come l’ignominia del fenomeno del land-grabbing che ha privato di 80 milioni di ettari di terra i contadini dell’Africa, costretti ad emigrare o alla fame.
“Quando si parla di fame l’unica cifra accettabile è ZERO!” afferma José Graziano Da Silva, l’uomo che, da ministro all’Agricoltura del Brasile di Lula, ha tolto dalla povertà 28 milioni di persone e che oggi dirige la FAO con grande risolutezza e voglia di farcela a sconfiggere quelle contraddizioni sociali che vedono 1,5 miliardi di persone obese e 870 milioni di persone che muoiono ancora per fame.

“Sembra che, dal 1500 della fame di Zanni, come si chiamavano i contadini all’epoca, non sia cambiato nulla” commenta amaro Dario Fo a cui è stata affidata l’interpretazione di una delle nove parole di Terra Madre 2012: fame. Le altre sono: terra, semi, acqua, musica (con un grande Roy Paci che esordisce con l’orchestra e l’inno di Terra Madre), istruzione, biodiversità, energia e rete.
“Occuparsi di cibo significa occuparsi del pianeta, di tutti gli esseri viventi, del bene comune - prosegue Carlin Petrini - e quindi di politica
. Ma questa politica ha bisogno di essere realizzata con gioia e festosità. La crisi sarà dura, servono lucidità e chiarezza ma non il magone. La crisi sarà superata dalla serenità. Questo mondo è troppo pieno di acredine e di rabbia. Noi vinceremo con il sorriso, con la felice versatilità di cui già Pericle parlava 2400 anni fa”.

Si sorride tra il popolo di Terra Madre e del Salone del Gusto, si respira aria di amicizia civile, si ha fiducia in sé stessi, nel proprio lavoro, nei propri prodotti. E anche, soprattutto, questa è vera politica.

Luigi Franchi
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