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A Trieste il caffè più buono che c'è

04/08/2011

A Trieste il caffè più buono che c
Ristretto, lungo, americano, marocchino, con latte freddo o con latte caldo a parte, d’orzo in tazza grande o in tazza piccola,  macchiatone in tazza grande, macchiato, schiumato, gocciato, al vetro, con panna, e tanti altri modi per ordinare un caffé, ognuno dei quali meriterebbe un approfondimento.
A Trieste, città in cui in  molti sostengono si faccia il migliore caffè italiano,  è molto richiesto il “goccia”, un caffè in tazzina con una goccia di schiuma di latte, ma ancor di più gettonato è il “Capo in B”, dove “capo” sta per cappuccino e “B” sta per “bicchiere” rigorosamente in vetro, da un ottavo, come quelli da osteria.
Si tratta di un minicappuccino riempito fino all’orlo con schiuma, che ha origini austriache, ma dove la schiuma non si mescola al caffè, ma sta in sospensione.
Alla pasticceria Pirona di Trieste, uno dei locali storici italiani, dove tra il 1910 e il 1914, faceva colazione James Joyce, lo Scrittore Irlandese autore di Ulysse e Gente Di Dublino, che in città lavorava come insegnante di Inglese, il caffè è un optional della pasticceria, ma che optional…
A Trieste il caffè più buono che c
I turisti che vogliono degustare un espresso con la maiuscola sanno che devono fare tappa in questo locale.
La titolare, Giuseppina De Marchi, che ha rilevato la pasticceria nel 1984, aveva già un’esperienza trentennale nel bar di famiglia e ha introdotto il caffè per ampliare l’attività.
La qualità del caffè è la prima regola, che si ottiene con un’ottima miscela di caffè e soprattutto un’attenzione costante alla macchina che deve essere “sempre pulita, sempre distillata, deve avere il sale… insomma una buona manutenzione”.
“La schiuma non ha segreti, bisogna semplicemente saperla fare… noi siamo in quattro a fare il caffè ognuno lo fa a modo suo. Io la schiuma la faccio da 55 anni e nessuno può insegnarmi nulla, nemmeno quelli dell’università del caffè, qui a Trieste”.
Una cosa è certa, il latte non va bollito, altrimenti non viene… bisogna saper capire quando è il momento di togliere la lancia dal bricco. Io me ne accorgo dal rumore… quando diventa sordo!”
Nel Capo in B la schiuma di latte sta sospesa, lasciando intatto il colore naturale del caffè, esaltato dalla trasparenza del vetro.
E se per caso in questa bella città qualcuno pensasse di ordinare un cappuccino, così come lo si intende in tutte le altre parti del mondo, è meglio che ordini un caffelatte, perché altrimenti potrebbe arrivare in tazza piccola, cioè un capo in tazza, oppure in un bicchiere di vetro, cioè un capo in B.
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