Sarà per il ben noto effetto consolatorio del dolce o per chissà quali insondabili leggi di mercato. Sta di fatto che torte e gelati paiono non conoscere crisi. Anche (e soprattutto) da un punto di vista occupazionale. Tanto che proprio da gelaterie e pasticcerie arriva un appello per il recruiting di 250 operatori qualificati. È quanto emerge da un’indagine elaborata dall’Ufficio Studi di Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, e presentata a Host nei giorni scorsi, che tratteggia l’immagine di un settore variegato, forte di 19.059 tra gelaterie e pasticcerie su tutto il territorio (per il 74% gelaterie ‘pure’) e 22mila bar con un format comprensivo di caffetteria, gelateria e pasticceria.
A fronte di un fatturato complessivo di 4,6 miliardi di euro, inoltre, il quadro occupazionale appare particolarmente in salute, con un indotto complessivo di 93mila addetti (in media 2,3 per impresa), un consistente contributo dei giovani (42,9%) e delle donne (43,2%), e un ricorso a contratti di tipo indeterminato nel 60,7% dei casi. Elevata, poi, è la percentuale di occupati al Sud e sulle isole (42,9%), favorita dalla vocazione turistica di queste regioni.
In uno scenario dai toni per una volta confortanti viene, però, per l’appunto, lanciato un appello: mancano, su tutto il territorio, 250 tra gelatai e pasticceri artigianali qualificati. Una difficoltà di reperimento che riguarda il 12% degli operatori e si spiega soprattutto con l’inadeguatezza dei candidati (nel 40% dei casi non dispongono di una preparazione sufficiente) e il loro numero ridotto, non solo a causa della concorrenza tra le imprese, ma anche perché sono effettivamente pochi coloro che scelgono questa professione.
La carenza di formazione, dunque, appare il nodo critico del settore, tanto che l’86,9% degli addetti evidenzia la necessità di una maggiore e più approfondita preparazione. Non a caso, di recente Fipe ha stretto un accordo con due prestigiose realtà italiane dell’ambito formativo, CAST Alimenti e l’Istituto Professionale Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera “Carlo Porta” di Milano, con lo scopo di creare un collegamento sempre più forte e mirato tra il mondo della scuola e quello del lavoro. “Ogni anno presso il nostro istituto si diplomano tra i 160 e i 180 ragazzi – afferma Francesco Antonio Malaspina, preside dell’istituto –. Gli studenti che affrontano il mondo del lavoro devono avere una solida preparazione culturale di base, su cui si può innestare la formazione professionale, costruita attraverso le lezioni e le attività di laboratorio, attività esterne come quella organizzata con Fipe nell’ambito di Host e stage formativi in Italia e all’estero. Per operare con successo nel mondo del turismo e dell’enogastronomia, poi, la conoscenza delle lingue è fondamentale, così come la versatilità”. Numeri alla mano, l’approccio a 360 gradi dell’istituto pare dare buoni frutti: in base alle ultime rilevazioni, infatti, il 79% degli studenti diplomati ha avuto immediato accesso al mondo del lavoro.
Mariangela Molinari