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Abitare un luogo incantevole e meritarselo: il quotidiano dell’Istituto Alberghiero Tor Carbone

03/06/2021

Abitare un luogo incantevole e meritarselo: il quotidiano dell’Istituto Alberghiero Tor Carbone
Gli ambienti di studio o di lavoro, se sono ameni, giocano la loro parte nella costruzione del nostro difficile equilibrio quotidiano.
Provate anche solo a pensare a quell’atmosfera unica che permea l’arteria pulsante di Roma, la via Appia Antica con il caratteristico fondo stradale di lastroni di basalto vulcanico (nei tratti meglio conservati) e quel Parco archeologico, costellato di pini marittimi che si insinuano tra grandi ville, resti monumentali di acquedotti romani, mausolei, antiche rovine che ancora si rendono vive agli occhi di chi le attraversa.
In un simile contesto immaginate una villa rossa, immersa nel verde, custode di un amore bellissimo, quello fra Ingrid Bergman e Roberto Rossellini. Ingrid amava molto quel luogo, che l’ha vista moglie e mamma di tre pargoli, in un tratto di vita di sette anni in cui dev’essere stata felice.
Era solita affacciarsi alla terrazza dove lo sguardo la portava lontano nella storia, nel tempo… 
Ecco, ora immaginate cosa possa significare che oggi in quella stessa villa, denominata villa Rossa, abbia sede una scuola, l’Istituto alberghiero Tor Carbone, non distante da altre due ville, villa Grigia e villa Convitto, dislocate in un grande parco comune, come a creare una piccola cittadella della scuola. Tanto verde e l’armonia delle forme sono ciò che gli occhi di quegli studenti e dei loro docenti vedono. Ogni giorno.
Ci potremmo chiedere se rispetto a un simile contesto si possa vivere in dissonanza. Difficile rispondere. Ci limitiamo a raccontarvi di come questo luogo sia abitato e di quali principi lo animino.
Intanto ad accoglierci non è un singolo ma un piccolo gruppo di docenti e un genitore (rappresentante dei genitori nel consiglio di istituto). Ci accomodiamo nella sala della Villa Rossa, intorno ad un tavolo rotondo, davanti a un camino acceso su cui son impresse le lettere IR, iniziali di Ingrid e Roberto appunto. Insieme iniziamo a discorrere dando forma, con il contributo di tutti, ad argomentazioni che via via si concatenano fra loro. Un approccio corale, quello di questa scuola: prima particolarità che rileviamo.
Della dirigente, Cristina Tonelli, ci raccontano che è brava a mettere insieme le persone. E in effetti quando la incontreremo ci dirà “io sono sintonizzata nel raccogliere la sensibilità dei docenti”, che significa nel creare gruppi di lavoro interconnessi fra loro. Concretamente: non si lavora mai soli e anche la responsabilità è condivisa.
Acquedotto lungo l’Appia AnticaAcquedotto lungo l’Appia Antica
Cosa chiede questa scuola ai docenti
La posta in gioco è alta ma, come vedremo, supportata da un certo tipo di impegno:
“La nostra idea – spiega Cristina Tonelli –  è che il ragazzo debba essere formato come una persona piena: essere umano, cittadino,  abitante del mondo. A noi sta il prendercene cura in tutte queste articolazioni, per aiutarlo a realizzarsi in modo autonomo”.
E prosegue “Uno spazio importante lo diamo all’inclusione che riteniamo un punto di forza, perché fa stare bene i ragazzi con difficoltà e rappresenta una crescita per tutti.  Includere non è mai una perdita ma è sempre un guadagno”.
È chiaro che queste premesse rappresentino un certo impegno educativo. Non ci gira molto intorno la dirigente: “I docenti, per rimanere in un istituto in cui viene richiesta loro una prestazione lavorativa superiore rispetto alle reali ore di insegnamento e pure una presenza emotiva – che non è venire al lavoroma venire a stare qui anima e corpo – , bisogna che abbiano un loro ‘credo’, per trovare tutto questo accettabile.  Li deve caratterizzare una fortissima umanità. Diciamo che nel tempo si sono autoselezionati: sono quelli che hanno una visione del futuro un po’ onirica ma profondamente vera. È assolutamente lecito che ci sia chi dice ‘chi me lo fa fare tutto questo?’. Questo è il fil rouge che ci lega tutti quanti, basta parlare con i singoli docenti per capirlo”. E in effetti la conferma è arrivata nell’arco di un’intera giornata. Sono almeno quattro i docenti che, nel discorrere in situazioni diverse, hanno espresso la volontà di rimanere precisamente in questa scuola, nonostante potrebbero chiedere l’avvicinamento (c’è chi viene da Pomezia, chi da Tivoli…). Si parte come precari, poi chi rimane lo fa perché arriva a sentirsi parte di una comunità educante.
I docenti dell’istitutoI docenti dell’istituto
Il primato dell’Istituto di Tor Carbone
L’istituto di Tor Carbone ha certamente un primato: tutti gli studenti seguono l’ora di religione, non perché credano necessariamente (anzi c’è chi è di altra idea) ma perché accettano o meglio si riconoscono in quel linguaggio universale che il docente, prof. Paolo De Filippis, sa utilizzare, conquistando tutti loro.
Concetti come essere per sé, essere per l’altro (accoglienza), essere con l’altro
(inclusione) arrivano a tutti i ragazzi
, qualsiasi sia l’indirizzo che decidono di intraprendere (che sia Sala e vendita, Enogastronomia, Pasticceria e Arte Bianca o Accoglienza Turistica). 
Poi succede – e non è un caso – che, con un simile humus, l’indirizzo che solitamente è più cenerentola – accoglienza turistica – sia particolarmente gettonato dagli studenti, certamente anche grazie alla passione dei docenti della materia. 
Abitare un luogo incantevole e meritarselo: il quotidiano dell’Istituto Alberghiero Tor Carbone
Incubatori di accoglienza e inclusione: cinque bar didattici dislocati in altrettanti istituti di Roma
A sentire Riccardo Cocco, rappresentante dei genitori nel consiglio di Istituto, che per tanti anni ha lavorato nel settore alberghiero e ora è docente di revenue manager presso un altro istituto romano, “l’istituto Tor Carbone ha un’accelerazione particolare sul mondo reale, un’apertura al servizio reale esterno”.
Ne è un esempio l’idea di impiantare ben cinque bar didattici in altrettanti istituti romani (compreso il proprio, naturalmente). Questo per rispondere a due esigenze: la prima di fare una vera formazione professionale ai ragazzi che – gestendo in toto l’attività del bar (dagli acquisti, alla preparazione di vivande e panini, alla distribuzione fino alla gestione della cassa) si misurano con un piano di lavoro che va oltre la giornata lavorativa e anche oltre alla ripetitività poco formativa di certe esperienze. L’altra esigenza è il potere inserire ragazzi con disabilità nel contesto lavorativo, in ambiente protetto, dove anche loro – insieme ai compagni che gli fanno da tutor e insieme lavorano in sinergia – possano misurarsi con la loro passione. Questo in una situazione in cui aziende, alberghi, ristoranti fanno fatica a dargli una simile possibilità.  Ecco centrato l’obiettivo educativo della scuola.
Abitare un luogo incantevole e meritarselo: il quotidiano dell’Istituto Alberghiero Tor Carbone
Attingere a tutto quello che il territorio può dare
L’operato di Cristina Tonelli si fonda sulla convinzione che “per essere realmente ricca e dare opportunità serie la scuola deve attingere a tutto quello che il territorio può dare”.
In effetti l’Istituto Tor Carbone, che ha pure due succursali, uno in zona Eur e l’altro in zona Lauretana, si è costruito una fitta rete di relazioni : gli imprenditori ci attingono volentieri studenti, chef di calibro si rendono disponibili per i più diversi progetti da portare avanti assieme ai ragazzi.
Fra le iniziative più recenti ne citiamo una che ha richiesto un grandissimo sforzo organizzativo: Tora Carbone drive in, nata dall’idea di Alessandra Boglione, docente di sala.
Nel mese di dicembre 2020 la scuola si è attivata per coinvolgere più soggetti, quindi Protezione Civile, chef stellati amici (Giuseppe Di Iorio, Cristina Bowerman, Iside De Cesare, Roy Caceres), per poter fare arrivare agli operatori sanitari, che operavano nei diversi drive in di Roma, un cestino (starbox) che avrebbero preparato nei propri laboratori.
L’operazione è durata quattro settimane, ha coinvolto i tre plessi scolastici e ha prodotto 110 pasti al giorno, pensati e realizzati appositamente dagli chef insieme ai ragazzi tutti, anche quelli con disabilità. Ciascuna starbox era accompagnata da un passo di Dante “e quindi uscimmo a riveder le stelle”, per lasciare anche un messaggio di speranza. 
Un altro bel progetto è Adotta una barrique, ideato da Nico Santucci, docente di Sala e Vendita, e Felice Santodonato, docente di Enogastronomia, insieme al vitivinicoltore di una cantina della Ciociaria – Pileum -. Si è pensato di coinvolgere gli studenti del terzo e quarto anno nel processo di vinificazione, dalla raccolta in vigna ai passaggi in cantina. Una barrique di 330 litri di Cesanese del Piglio sta maturando: occorrerà un anno e mezzo per il DOC e due anni e mezzo/tre per la riserva, il DOCG. Entrambi verranno imbottigliati con l’etichetta della scuola (dopo opportuno concorso).
Le bottiglie insieme alla barrique vuota (a simbolo dell’esperienza), verranno depositate nella cantina della Tor Carbone, per essere utilizzate negli eventi.
C’è in questa scuola una sorta di fermento nel cercare di migliorare la propria offerta, integrando nei diversi indirizzi nuove modalità o strumenti, che si sposino sempre più con il mercato del lavoro.
Ci è piaciuta l’idea, raccontata dai docenti di sala, di creare nell’indirizzo di sala e vendita delle curvature su sommellerie e bartender. Si tratta di un progetto sperimentale in accordo con il Miur, per valutare di arrivare ad inserire all’interno del diploma di Sala e Vendita una sorta di specifica, che darà accesso a ruoli lavorativi più specializzati. Oppure potremmo parlare di quell’accordo con Federalberghi perché gli studenti di accoglienza turistica non si limitino a divenire ‘fotocopia manager’, come pure il riuscire a dotarli gratuitamente, di quel sistema gestionale che loro stessi troveranno negli alberghi (grazie alla generosità dell’azienda PM lite).
Abitare un luogo incantevole e meritarselo: il quotidiano dell’Istituto Alberghiero Tor Carbone
Internazionalizzazione
“Tutto è partito – racconta la dirigente – da un’esperienza di scambio con un prestigioso istituto alberghiero francese, il Lycée Guillaume Tirel di Parigi. In quell’occasione abbiamo capito quanto la nostra scuola potesse arricchirsi e quanto fosse in grado di dare. Da lì è nata una serie di iniziative, per cui da rapporti si sono generati rapporti. In uno dei progetti in cui siamo stati coinvolti sono entrata in contatto con Daniele Sanatagati (istiTuto Datini di Prato) e Paolo Aprile (istituto Aldo Moro di Santa Cesarea terme) che mi hanno coinvolto nel loro progetto di Made in Italy”. (ne abbiamo parlato nello scorso numero).
“Ne sono uscite, – continua Cristina Tonelli – nel corso di questi anni opportunità grandissime per i ragazzi di diventare cittadini del mondo nel vero senso della parola, nei luoghi più lontani e impensati. Percorsi di grande valore che oltre ad aprire nuove opportunità all’estero hanno rappresentato motivo di formazione della loro persona, che nella diversità impara a difendere le proprie radici, senza però averne paura. Sono arrivati persino in Uzbekistan e anche da lì hanno portato a casa qualcosa”.
Durante un piccolo lunch a scuola, che ci ha visto ospiti nel corso della nostra visita, Claudio Fattorino, docente di enogastronomia, insieme ai ragazzi ha preparato, fra le altre cose, le focaccine dell’Uzbekistan: un filo diretto con l’altro capo del mondo.
Ci guardiamo intorno, dopo questa ennesima immersione in un istituto alberghiero, ed è inevitabile una riflessione: bisogna meritarseli certi luoghi, così incantevoli.
Bisogna che siano abitati da valori elevati, che vengano difesi ogni giorno. Perché educare è questo.
E la bellezza, in cui l’istituto di Tor Carbone si ritrova, non è altro che un premio.

Simona Vitali
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