La cucina italiana nel mondo è un settore che vanta numeri impressionanti. Si parla di 800.000 addetti e di circa 70.000 ristoranti. Ma di questi poco più di un terzo può esibire una diretta origine italiana.
Che l’italian food sia così apprezzato è un segnale sicuramente positivo, ma che attorno a questo si generi una altrettanto forte confusione tale da generare un aumento del 36%, rispetto al 2010, di fenomeni di agropirateria sui prodotti di tradizione italiana, è un aspetto preoccupante che incide negativamente sull’immagine e sull’economia del paese.
Diventa quindi strategico il ruolo di cuochi e culinary professional, vista l'indubbia funzione di orientamento (ed educativa) nei confronti del pubblico che i professionisti della ristorazione svolgono. Qualificare maggiormente queste figure professionali, cercare il meglio tra le migliaia di addetti nel mondo, specialmente tra le persone non di origine italiana, per fornire loro le basi per conoscere in maniera chiara le caratteristiche del vero made in Italy alimentare, produttivo e gastronomico, diventa il compito primario.
Esistono già esperienze formative nel settore ma il format adottato da Academia Barilla si diversifica nettamente dalle altre formule.
Il prossimo 9 giugno, nella sede dell’Academia a Parma, giornalisti e cuochi italiani provenienti da tutto il mondo saranno i testimoni del lancio del primo programma di 'Certification of Proficiency in Italian Cuisine (CPIC)'.