Spesso ci domandiamo se le scuole alberghiere, così come le conosciamo oggi, siano ancora fucine di bravi professionisti. In effetti già solo il fatto che, fino agli anni '70, le scuole italiane non superassero, in numero, le dita di una mano mentre, dopo, siano cresciute a dismisura, modificando, inoltre, il piano di studi con drastica diminuzione delle ore di pratica, non deporrebbe a favore di una risposta positiva alla questione posta.
Ciononostante, gli esempi di successo che si registrano quotidianamente, quando si incontrano professionisti della ristorazione, confortano e ci rendono ottimisti.
Proseguendo nel solco degli articoli che la nostra rivista dedica al tema dell'accoglienza, pubblicati nelle scorse settimane (
qui) e (
qui), insistiamo nel dare spazio a belle storie, ancor più se attengono al servizio di sala, troppo spesso in secondo piano, quando, invece, è il biglietto da visita di ciascuna attività.
Oggi scrivo di un giovane professionista, che, nonostante la giovane età, ha già un bagaglio invidiabile.
Marco Cicchelli è un ex allievo di una scuola gloriosa, l'
Istituto Alberghiero E.Maggia di Stresa. Marco è il classico prodotto di talento e apprendimento, unendo un'attitudine innata e spontanea, riconoscibile già sui banchi di scuola, ad un cursus honorum di tutto rispetto, speso nelle sale ristorante di ristoranti prestigiosi, inanellando collaborazioni sempre più importanti per la sua crescita professionale, fino ad arrivare oggi (e chissà dopo dove) a ricoprire il ruolo di Restaurant Manager al
Quadri, prestigioso locale gestito dalla famiglia
Alajmo, affacciato su una delle piazze più belle del mondo, San Marco a Venezia.
Comune denominatore nei diversi passaggi, uno stile personale affinato nel tempo, riuscendo a fare sintesi tra il talento e l'apprendimento non solo sul campo, ma anche cercando di frequentare quei pochi convegni dove si da dignità al servizio di sala.
La predisposizione naturale lo ha facilitato, senz'altro, ma unita a ciò, imprescindibile, è stata la volontà di apprendere e di continuare a farlo ogni giorno, senza sentirsi mai arrivato. Dunque, in conclusione, un esempio che la Scuola sia ancora fucina di bravi professionisti, basta saperli riconoscere e permettergli di crescere.
Aldo Palaoro