“La tap water in Inghilterra è la prassi...solo in Italia paghiamo per avere roba che si può avere gratis . Se ti guardano male è solo perché si devono abituare...se molti consumatori la chiedessero, diventerebbe la prassi e ci guadagneremo tutti anche l'ambiente” scrive Sonia in risposta al dibattito/campagna aperta da Ilfattoalimentare.it sulla fornitura di acqua del rubinetto gratis al ristorante.
Si tratta di un dei molti modi per favorire un più equilibrato consumo dell’acqua nei paesi occidentali, tra cui anche l’Italia, in uno scenario che rivela alcuni dati allarmanti, a cominciare dal fatto che solo il 2% dell’acqua dell’intero pianeta è acqua dolce: ogni 17 secondi un bambino muore per le conseguenze di mancanza di acqua pulita, 2,5 miliardi di persone nel mondo non ha accesso ai servizi igienico-sanitari, 783 milioni non hanno ancora la possibilità di accedere e bere acqua potabile, mentre in Italia la rete degli acquedotti, a causa di malfunzionamenti, perde ogni anno 2,6 miliardi di metri cubi d’acqua equivalenti al 30% del totale. Sul consumo, infine, l’agricoltura, stando alle diverse fonti, incide per il 70% dell’intero consumo di acqua in Italia e, su questo aspetto, il presidente di Confagricoltura Mario Guidi tiene a precisare che “molti, quando si parla del bene acqua, mettono sul banco degli imputati l’agricoltura per la quale la risorsa idrica è uno strumento di produzione. Ci tengo a sottolineare con forza che l’agricoltura non spreca l’acqua, ma la usa per produrre cibo, il bene primario assoluto. Ci deve comunque essere un’attenta politica che dia modo, attraverso la ricerca e l’innovazione, di ottimizzare quest’uso. I piani di sviluppo rurale post 2013 delle Regioni andranno riscritti in questo senso ed è fondamentale una particolare attenzione al ruolo dei consorzi di bonifica, che sono strumenti di competitività per le imprese agricole. La bonifica è gestione del territorio in una sussidiarietà spesso richiamata da molti, ma che solo i consorzi riescono a realizzare completamente ed efficacemente”.
Un dato è comunque certo: in base all’indicatore “water footprint” (impronta dell’acqua), creato nel 2002 da Arjen Hoekstra, esperto di Water Management all’università di Twente, nei Paesi Bassi, che serve per calcolare il volume annuo di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi è stata fissata l’impronta ecologica di consumo pro-capite media a 1.385 metri cubi l’anno. I valori del consumo pro-capite nel mondo occidentale risultano essere quasi il doppio: 2,332 per un italiano e 2.842 per un cittadino statunitense.
Che fare? Nella Giornata Mondiale dell’acqua, istituita nel 1992 dall’ONU e stabilita il 22 marzo, di iniziative e dati ne sono stati sviluppati a migliaia. In Italia, tra le diverse iniziative, un grande successo lo ha riscontrato “L’Abbiamo Imbroccata”, il percorso di degustazione alla scoperta dell’acqua sotto la guida dell’idrosommelier Cristina Arduini, dei tecnici dell’acquedotto di Milano e dei ricercatori dell’Università Bicocca di Milano che si occupano dell’analisi dell’acqua che arriva nelle nostre case. L’evento è stato organizzato dal ristorante Grani&Braci del Gruppo Ethos di Milano e Legambiente Lombardia.
Uno dei modelli più utili per ridurre l’impronta idrica è il Water Footprint network, he molte organizzazioni hanno inserito nei loro siti internet, tra cui il WWF che lo presenta in una versione animata, in collaborazione con la Mutti, offrendo anche il decalogo per un’alimentazione a minor impatto ambientale:
1) Acquista prodotti locali
2) Scegli prodotti "di stagione"
3) Riduci i consumi di carne
4) Evita il pesce appartenente a specie sovrasfruttate
5) Privilegia i prodotti biologici
6) Riduci gli sprechi: se l´hai acquistato, mangialo
7) Acquista prodotti con pochi imballaggi
8) Riduci il consumi di cibi eccessivamente elaborati
9) Bevi l'acqua del rubinetto
10) Evita gli sprechi anche ai fornelli
"L'acqua sarà centrale nella creazione del futuro che vogliamo", ha dichiarato il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, nel celebrare la Giornata Mondiale dell’acqua che è appena terminata e sicuramente ha lasciato in ognuno di noi una qualche riflessione in più. Trasformiamola in gesto concreto.
Luigi Franchi
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