Un risotto alla trota affumicata, burro al limone e polvere di cappero, all’onda, perfetto, servito a pranzo in una scuola alberghiera, non è passato inosservato al nostro palato.
Il pensiero è corso ai ragazzi in cucina, impegnati, insieme al loro professore, in una perfomance di livello che, a dire il vero, si è mantenuta tale fino alla fine.
Il professore. È su di lui che si è concentrata la nostra attenzione. Lo abbiamo chiamato fuori dalla cucina, come si fa con gli chef nei ristoranti, perché in simili casi il suo ruolo non è meno importante: sta aprendo lo sguardo dei suoi ragazzi, fin dai loro primi passi, verso una cucina veramente di qualità. Che se qualcuno ha la fiammella in potenza quella può diventare passione.
Luca Grosso, 43 anni, da cinque insegnante di ruolo, ha iniziato la sua esperienza di prof di cucina a Udine,
all’istituto Stringher, e ora all’istituto Paschini-Linussio di Tolmezzo, dove lo abbiamo incontrato.
“È stata una vecchia foto dell’800, in cui mi sono imbattuto – spiega Luca Grosso - che ritraeva cuochi con le divise linde e grandi cappelli e pentole che sobbollivano sullo sfondo, ad affascinarmi a tal punto da desiderare di intraprendere questo percorso. E così ho fatto. Avevo 14 anni. A partire dal primo anno di alberghiero, allora che si poteva, ho iniziato subito con le stagioni in Trentino e in Veneto. Devo dire che, seppur intense, le ho vissute con una certa incoscienza, leggerezza, finché non ho deciso di fermarmi nella mia terra, il Friuli”.
Due sono le esperienze che hanno lasciato un segno importante nel suo percorso di crescita professionale:
“la prima- racconta il docente- è quella vissuta al ristorante Là di Moret, uno storico e frequentatissimo ristorante di Udine, rinomato sia per la cucina tradizionale che per quella rivisitata, molto riflessiva e per nulla scontata. Un ambiente sano, di quelli che ti fanno lavorare in armonia. L’altra presso il bistellato Agli amici 1887 a Godia, dove Emanuele Scarello, che in quegli anni - era inizio 2000 - frequentava la Spagna, mi ha aperto un altro mondo: materie prime nuove, tecniche eccezionali. Indimenticabile la signora Ivonne, mamma di Emanuele, cuoca d’altri tempi. La prima ad entrare in cucina e l’ultima ad uscire. Metteva tutti in riga!”