Ad ogni cambio di stagione, vuoi la scarsità di fantasia di alcuni commentatori, ma anche la ricerca di un capro espiatorio alla crisi che sta attanagliando sempre più drammaticamente la ristorazione del nostro bel Paese, il noto portale di recensioni on line, Tripadvisor, torna alla ribalta della cronaca, additato come il principio di tutti i mali del settore.
I ristoratori accusano il sito di essere troppo permissivo, dando spazio a chiunque, a critiche false, a commenti pagati, a concorrenti scorretti, salvo poi affiggere prontamente sulla propria vetrina o sul proprio sito l'adesivo con la civetta qualora la classifica delle stelle li veda in qualche modo primeggiare.
I professionisti della critica, dall'alto della loro autorevolezza, conquistata sul campo (che poi sarebbe lo stesso “per-corso honorum” che qualunque cliente potrebbe a sua volta fare, ma questa è una questione che affronteremo un'altra volta), guardano con superiorità le recensioni popolari. Costoro arrivano al punto di minacciare crociate in difesa dei poveri ristoratori, al fianco di una qualsiasi sigla scelta tra le associazioni consumatori che, forse è il caso di ricordarlo, solo in Italia rischiano di essere più numerose dei loro rispettivi associati e, dunque, automaticamente poco autorevoli, ma anche questa è una storia che racconteremo un'altra volta.
Forse i critici “ufficiali” dichiarano di ergersi a difesa della bistrattata categoria dei ristoratori, ma, in realtà sono solo preoccupati da questa marea di commentatori che, un giorno o l'altro, potrebbe anche sommergerli e renderli un ricordo del passato.
Io credo, invece, che quelli bravi, autorevoli, che senza compromessi, svolgono il proprio mestiere di recensori, non debbano preoccuparsi, la loro esperienza non solo non viene messa in discussione, ma è utile e costruttiva, a loro i ristoratori debbono guardare per capire come migliorarsi, a loro i lettori guardano per districarsi tra giudizi sommari e superficiali, sapendo di poter contare sempre sul lavoro di un professionista.
Tutto questo, però, con l'avvento del web, ha subito dei contraccolpi inevitabili, così, come noi italiani siamo sempre pronti a vestire i panni dei commissari tecnici della nazionale, almeno ogni quattro anni in coincidenza con i Campionati del Mondo di Calcio, nel caso dei commenti sulle nostre esperienze al ristorante, più su quelle negative che ci indignano, che su quelle positive che dimentichiamo con maggior leggerezza, siamo quotidianamente pronti a digitare sulla tastiera, dando sfogo a tutta la nostra prosopopea. Di certo, poi, c'è però la sempre molto sgradevole italica usanza di sfruttare la dabbenaggine e la vanità di molti, forse, anche la tipica voglia di trovare scorciatoie, che ha fatto nascere una miriade di servizi deprecabili che, con metodi poco ortodossi e scorretti, producono commenti a pagamento, pro o contro, basta chiedere.
Insomma, i ristoratori, dunque, mugugnano, ma alla fine fanno buon viso a cattivo gioco, i clienti esagerano, i furbi approfittano... quindi, come se ne esce, in maniera seria, senza proclami bellicosi che lasciano il tempo che trovano, se non supportati da un'azione coerente, coordinata e condivisa da tutti i protagonisti?
La soluzione ci viene dalla stessa vituperata Tripadvisor e da MyTable, un altro leader indiscusso del settore ristorazione al tempo del web, in tema, però, di prenotazione on line, un servizio, ancora agli albori, ma nel quale al cospetto di MyTable gli altri operatori sono ininfluenti.
MyTable, invece, anche grazie ad un'oculata collaborazione con il gigante dei pacchetti viaggio Groupon, ha sdoganato il sistema nella ristorazione crescendo a dismisura nel numero dei ristoranti disponibili sulla sua piattaforma e nel numero di fedeli clienti registrati, ed ora, forte anche di questa medaglia già appuntata al petto, può fare la differenza anche nel caso della nuova partnership appena annunciata con Tripadvisor.
Cosa si contesta, infatti, al “portale di viaggi più grande del mondo”? Fondamentalmente l'anonimato delle recensioni. Non entriamo nel merito dell'altra accusa ben più grave che, però, attiene ad un'altra problematica, quella dell'attività parassitaria di agenzie o sedicenti tali che giocano sporco e vendono ciò che non potrebbero, ma che gli è permesso da una totale assenza di controllo degli organi preposti, nonché da un atteggiamento altrettanto scorretto di alcuni ristoratori.
Venendo al punto, MyTable oltre ad essersi specializzato nel servizio di prenotazioni, già da qualche tempo ha testato un sistema di recensioni molto efficace e qualificato che si basa sull'effettiva visita ad un ristorante, infatti, il meccanismo che consente di commentare un determinato locale è bloccato e permette di scriverne solo se i dati dei recensori corrispondano ad un reale utente registrato e, contestualmente, alla prenotazione andata a buon fine, cioè se realmente il cliente si sia presentato al tavolo che ha riservato.
Più chiaro di così, più trasparente non si può, ed ora è proprio Tripadvisor, l'imputato di un processo intentato a più riprese, ma mai andato veramente in scena, a scegliere come partner chi gli garantisce recensioni qualificate, meglio “certificate”, dove chi scrive “ci mette la faccia”.
Una rivoluzione? Forse, ma “di velluto”, infatti, Tripadvisor non rinuncia tout court alle recensioni anonime, ma va da sé che queste potrebbero avere le ore contate, perché il web è molto probabile che, spontaneamente, finirà per scegliere di privilegiare sempre più le sole “recensioni certificate” che così, col tempo, aumenteranno ineluttabilmente fino a diventare le uniche. Insomma MyTable sta garantendo a Tripadvisor quella “agibilità gastropolitica” che nessun “senato gastronomico” voleva concedergli e nel modo più diretto e concreto, sempre dalla parte dei clienti, ma tutelando con serietà la dignità e la professionalità dei ristoratori che, fino ad oggi, non avevano armi per difendersi.
Non solo, ma anche con buona pace dei critici professionisti che non vedranno più come pericolosi concorrenti tutti gli abitanti del pianeta senza volto, ma potranno confrontarsi con persone in carne ed ossa e forse coltivare fra questi i futuri ispettori delle proprie guide.
A ben vedere è già successo, ora sarà sempre più facile e trasparente.
Aldo Palaoro