Dopo l’evoluzione positiva registrata a inizio anno, nel secondo trimestre del 2015 l’agroalimentare italiano torna a rallentare, mentre l’export prosegue la sua marcia a gonfie vele. A rilevare il trend sono Ismea e Unioncamere, che nel consueto appuntamento con AgrOsserva, l’Osservatorio sulla congiuntura del settore, mettono in evidenza come la debolezza della domanda interna abbia prodotto marcati riflessi sull’industria alimentare, le cui vendite dipendono ancora per tre quarti dal mercato domestico.
Sia la produzione, infatti (in frenata del 2,8% ad aprile, dello 0,5% a maggio e dell’1,3% a giugno), sia le vendite (nel bimestre aprile-maggio in calo rispettivamente del 4,6% e dello 0,3%), hanno bruscamente invertito la rotta rispetto alla promettente dinamica d’inizio anno.
Complice il deprezzamento dell’euro, restano invece di tutt’altro segno le esportazioni, che addirittura migliorano le performance precedenti, mettendo a segno un +7,1% nei primi cinque mesi del 2015.
In quanto, poi, ai consumi, i dati Ismea-Nielsen confermano un peggioramento del quadro evidenziato a gennaio, tanto che il primo semestre dell’anno si chiude con una flessione degli acquisti delle famiglie dello 0,2% su base annua.
Dalle analisi qualitative condotte, il sentiment delle imprese pare in linea con i numeri. Per le realtà di prima e seconda trasformazione, infatti, l’indice di fiducia resta positivo anche nel secondo trimestre, grazie alle attese sulla produzione correlate al buon andamento della domanda estera, mentre nel settore primario il mood resta negativo.
Eppure, nel settore agricolo i segnali sarebbero incoraggianti, dal momento che con 3.177 imprese in più tra aprile e giugno, vi si registra il saldo migliore degli ultimi anni, con una crescita dello 0,4% dello stock complessivo delle aziende, fino ad arrivare a 69.511 unità.
Ma se questo è lo stato dell’arte, quali prospettive si lasciano intravedere per i prossimi mesi? Il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro dovrebbe garantire un ulteriore consolidamento dell’export, ma, di contro, la proroga delle sanzioni occidentali verso la Russia e il prolungamento dell’embargo di Mosca sulle importazioni europee continuerà a penalizzare, in particolare, anche l’export italiano di carni, salumi, formaggi e ortofrutta.
Mariangela Molinari