La multinazionale americana Coca-Cola proprietaria del marchio Fanta, ci ripensa. Dopo avere, nei giorni scorsi, annunciato di rinunciare al contratto giunto a naturale scadenza con i produttori di Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, che da anni producono succo concentrato di agrumi per la nota aranciata, ha deciso di sedersi ad un tavolo per discutere l’opportunità di rinegoziare coi fornitori calabresi.
Secondo un comunicato di Coca-Cola, l’iniziale decisione della multinazionale di Atlanta non aveva nulla a che vedere con le condizioni di lavoro dei braccianti immigrati che raccolgono le arance e che poi finiscono nelle lattine di Fanta. Tali condizioni erano state erano state riprese dal quotidiano inglese Independent da un’indagine del periodico The Ecologist. In realtà, all’origine della rinuncia vi era la richiesta da parte delle istituzioni di un contratto che garantisse sostenibilità economica alla filiera agrumicola da industria, tale da permettere un trattamento per i lavoratori stagionali – nella maggior parte immigrati – più rispettoso della dignità umana e per restituire ad un settore strategico per valore economico e occupazionale in questa area della regione il giusto valore.
Per il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, alle prese da mesi con una crisi agricola che costringe molti produttori di agrumi a lasciare i frutti a marcire sugli alberi perché il prezzo di vendita è troppo basso e non remunerativo "è un segnale positivo la disponibilità della Coca Cola a sedersi intorno ad un tavolo con fornitori e istituzioni. Possiamo dire che non tutti i mali vengono per nuocere e, dopo il clamore mediatico che la vicenda ha avuto, adesso è importante verificare se da parte della Coca Cola c’é la volontà di rinnovare il contratto rinunciando ad un poco del profitto. Se poi tutto il clamore che c’é stato può servire a parlare della crisi che investe l’agricoltura, principale risorsa del nostro territorio, ben venga. È importante comunque che anche la Regione Calabria, che è l’attore principale, prenda contezza della necessità di adottare provvedimenti eccezionali per questo territorio e per la crisi che attanaglia l’agricoltura".
È necessario scrivere una pagina nuova per l’agrumicoltura da industria a Rosarno e nella Piana di Gioia Tauro – afferma il presidente Regionale Pietro Molinaro di Coldiretti Calabria che sollecita le multinazionali “dell’aranciata”, in particolare la coca-cola, in trasparenza e nel rispetto delle regole commerciali, riconoscano alla produzione calabrese il giusto valore, nel rispetto dei valori di eticità, rispetto dei vincoli sociali, a beneficio dei cittadini-consumatori e dell’economia di un territorio. Da oltre un anno e mezzo, continua Molinaro, siamo impegnati a far emergere le contraddizioni di un sistema che mostrava “crepe” da ogni parte. Niente remunerazione per i produttori (0,7 i centesimi pagati per un kg. di arance) con le arance che non vengono raccolte, bassa paga per i lavoratori extracomunitari, chiusura delle industrie di trasformazione: di fatto – spiega – una situazione economica che ha compromesso anche l’indotto nonché il territorio dal punto di vista ambientale.
È indubbio che le multinazionali dell’aranciata detengano un forte potere, al punto da mantenere in vita una legge di oltre 50anni che stabilisce che la percentuale di materia prima, cioè di succo in una bottiglia di aranciata è del 12% (tradotto in valore, significa soli 3 centesimi di €) e una nuova intesa sarebbe una grande novità perché consentirebbe di aumentare la competitività del succo di agrumi calabrese favorendo una equa remunerazione al mondo della coltivazione.