Non penso di esser molto originale ad affermare che andare al
Vinitaly non mi piace. Un peccato, perché quando mi capita di incrociare all'estero l'allegra banda che organizza le incursioni della nota fiera veronese ritengo facciano un buon lavoro. Un plauso, dunque, a
Stevie Kim che, evidentemente, ha maggior amor patrio di quello che abbiamo noi italiani.
D'altro canto come può piacere andare ad una fiera per la quale sai che farai coda in auto, coda per i parcheggi, coda per entrare nel quartiere, code per qualsiasi cosa e per di più finisci in una bolgia umana di non addetti ai lavori che, chissà perché son in numero sicuramente superiore agli addetti, e a causa di una totale indifferenza degli organizzatori all'argomento comunicazione, di potenziare la rete dati e telefonia non se ne parla. Così, per il tempo della permanenza vivi in uno stato di sospensione, non riuscendo a ricevere o trasmettere informazioni, non vedendo l'ora di uscirne vivo al più presto.
Con questa premessa l'invito ricevuto dall'amica
Ilaria Santomanco e dal
presidente di AIS, Antonello Maietta, a partecipare all'evento di lancio di
VITAE in programma lunedì 7 aprile all'interno di Vinitaly poteva influire molto negativamente sull'umore di tutta la settimana.
Invece no, anzi, difficilmente negli ultimi tempi ho potuto assistere ad una presentazione così coinvolgente, a tratti toccante, certamente interessante per la possibilità che un esterno come me ha avuto di affacciarsi ad un mondo affascinante e appassionato quale è l'
Associazione Italiana Sommelier.
L'occasione era offerta dal varo di un progetto editoriale che segnasse lo spartiacque di un passaggio importante della vita associativa di AIS, voglio pensare quasi ad una sorta di rinascita, testimoniata già dal nome della testata che ne rappresenta l'aspetto più appariscente:
VITAE, con la
T appesa quale tralcio ad un filo sottile, ma robusto come il filare della vite. Un bel nome graficamente ben pensato, così come è tutta l'impostazione della rivista, non un house organ, ma pezzo di ciascun socio AIS messo nero su bianco a disposizione della miglior informazione sulla scacchiera del vino, termine scelto non a caso, visto che l'immagine di un Pedone nero che si riflette nella figura di un Re a voler significare che i 30000 soci di Ais sono umili pedine che hanno nel dna una storia regale da metter a disposizione degli altri, fatta di conoscenze ed esperienze lunghe quasi 50 anni.
Una bella lezione di vita, anzi di Vitae, accompagnata da alcune degustazioni non casuali, tra le quali segnalo un
Chianti Rùfina Selvaplana del 1983 riserva La Fattoria che voglio immaginare sia stato scelto come ideale abbinamento alle storie di uomini che lavorano la terra per offrire frutti che fanno la storia, così come ho trovato appropriato il secondo vino
Neda, un greco di bianco prodotto da una cooperativa che ha scelto la produzione di vino quale cura dei mali che alcuni giovanissime ragazze hanno subito a causa degli abusi degli adulti, un modo, ha raccontato
Giancarlo Rafele, delegato di Catanzaro, per ricucire il rapporto di fiducia interrotto tra gli adulti ed i bambini. Ecco, perché, tra le pagine del primo numero di Vitae si trova un articolo che racconta di un vino che fa bene ai bambini, questo. Segnalo, infine, un godibilissimo pezzo di
Valerio Massimo Visintin nobile firma per l'unica incursione di VITAE nel food.
Non resta che augurare buona lettura e buona fortuna all'AIS.
Aldo Palaoro