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Al Museo della liquirizia

29/09/2022

Al Museo della liquirizia

Nella pianura di Sibari, la più grande dell’intera Calabria, la liquirizia cresce spontanea da sempre. Qui si produce l’80% della liquirizia italiana, definita da molti esperti la più buona del mondo. Non meraviglia, dunque, che qui insista la Amarelli, azienda attiva nella trasformazione di questa radice dal 1731. Ed è proprio qui che, nel 2001, è nato il Museo della liquirizia.

Al Museo della liquirizia

Il Museo della liquirizia

Unico al mondo, è stato inaugurato nel 2001 ed è dedicato a Giorgio Amarelli. Lo scorso anno, in occasione del Ventennio, il museo della liquirizia è stato inserito nell’Enciclopedia Treccani in quanto icona del Made in Italy.

All’arrivo è possibile vedere il “concio”, ovvero l’impianto protoindustriale con cui l’azienda cominciò la sua storia. Mentre all’interno della struttura sono raccolte incisioni, documenti, libri e foto d’epoca che ripercorrono un’avventura imprenditoriale importante per l’intero territorio. Non mancano attrezzi agricoli, ma anche di vita quotidiana. Imperdibile la collezione dei packaging che, negli anni, hanno contribuito al successo del brand calabrese.

Al Museo della liquirizia

Di grande fascino la ricostruzione, con pezzi originali, di un’antica bottega che vendeva liquirizia. In conclusione, prima di entrare nel moderno shop aziendale, l’area dedicata all’arte. Numerose le opere realizzate completamente con la liquirizia, dalle sculture ai quadri.

Immancabile l’attenta spiegazione sulla trasformazione della radice, la quale se non utilizzata tal quale attraverso l’essiccazione, viene sminuzzata. Se ne ottiene una sorta di pasta che viene bollita, man mano il liquido si addensa e - a quel punto - la pasta viene tagliata nelle forme desiderate.

Tra le chicche della struttura la cappella di famiglia e l’auditorium in cui si svolgono eventi e iniziative culturali.

Al Museo della liquirizia

Liquirizia: pianta coriacea e mediterranea

È una sempreverde di grande resistenza, raggiunge in media il metro di altezza, con radici lunghissime che toccano i 130 centimetri di profondità. Il terreno della Piana di Sibari è argilloso e il microclima umido favorisce la sua crescita. La raccolta avviene ogni 3 – 4 anni con l’ausilio di un trattore che solleva le radici scendendo a circa 60 centimetri. In questo modo una parte delle radici resta nel terreno e riprenderà a germogliare. Si procede a mano, andando a formare le fascette che saranno portate nelle aziende di lavorazione.

Antinfiammatoria, mucolitica ed emolliente per le vie aeree, ma anche gastroprotettiva e antiulcera. Ottima anche per i denti, è anticarie e antialitosi.

In polvere, a sciroppo, spezzata o trasformata in caramelle, oggi la liquirizia è finalmente riconosciuta come un ingrediente versatile e salutare, in pasticceria quanto in cucina.

Al Museo della liquirizia

La liquirizia di Calabria DOP

La denominazione “liquirizia di Calabria” si ritrova in alcuni manuali già dal 1903, ma è nel 2011 che accompagnerà la DOP di fronte al mercato globalizzato. L’area di produzione si concentra sulla piana di Sibari, anche se include all’incirca 200 comuni calabresi.

La liquirizia di Calabria DOP è ottenuta dalla specie Glychirrhiza glabra nella varietà denominata Cordara. Vengono contemplate la radice fresca, quella essiccata e l’estratto di radice.

La Liquirizia di Calabria DOP si differenzia per la composizione chimico-fisica: la quantità di glicirrizina è più basso e con minore zucchero. Particolarmente presenti composti utili al benessere psicofisico, come la liquiritigenina, la isoliquiritigenina e il licochalcone A.



Antonella Petitti

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