Il territorio nel piatto e l’incontro con l’Asia
Progettare e sperimentare sono gli elementi portanti della cucina di Attilio Galli che, oggi, porta la sua visione tra i tavoli di Al Peršéf, in un’ala dell’Hotel Sporting Family Hospitality, elegante struttura a quattro stelle in legno e vetro; il locale dispone solamente di sette tavoli e di poco più di 20 coperti ma sono sufficienti per dimostrare i sapori inattesi e gli abbinamenti non convenzionali della sua cucina.
Racconta Attilio: “All’inizio cercavo di sperimentare materie prime da tutto il mondo ma, con un po’ di autocritica, mi sono reso conto che utilizzare anche le materie prime locali, come il pesce di lago o il cervo, poteva essere la cosa giusta, un concetto più semplice da raccontare perché conosciuto”.
È dunque la contaminazione e l’apertura totale il segreto di una cucina non tradizionale ma che alla tradizione si ispira. Il tocco orientale – l’umami - sui piatti è l’espressione di questa ricerca, ne è il valore.
“Amo l’oriente e i suoi sentori – spiega Attilio – e in fondo l’oriente non è così lontano: il wasabi non è tanto diverso dal rafano ma si abbina idealmente e incontra le materie prime nostrane dando loro un tocco di unicità. Un esempio è il maialino da latte, sansho, umami, cavolo nero e fieno tostato. Potrebbe sembrare una forzatura ma non lo è; è un modo per armonizzare: il maialino è nostrano, anche il fieno con cui è aromatizzato lo è, e così il cavolo nero, ma la combinazione degli elementi crea l’umami e l’atmosfera, diventa un piatto esotico nella tecnica di lavorazione e nell’espressione”.
Così ritroviamo il territorio nello spaghettino “Cavalieri” con missoltini e bottarghe di lago: qui è lo yuzu a fare da trait-d’-union.
Un altro piatto esemplare è il lucio perca con aglio orsino, plancton e beurre blanc: la base acida funziona e valorizza il grasso del pesce attenuandone l’intensità, ma quello che più sorprende è l’abilità con cui Attilio Galli domina la tecnica e la lisca del pesce, essiccata, diventa farina con cui creare una cialda farcita con un’emulsione di pancia del pesce: è la filosofia del recupero che diventa sostenibilità e totale no spreco.
La tecnica raffinata è elemento dominante e imprescindibile, spiega Galli: “Tutte le lavorazioni vengono fatte da noi in cucina. Le materie prime arrivano intatte – i capretti, i pesci, le mezzene di carni – e vengono sezionate e lavorate interamente dalla brigata, utilizzando tutte le parti. Un lavoro importante ma essenziale per rispettare un progetto che tende a valorizzare ogni potenzialità”.