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Al pirata William Dampier dobbiamo molte conoscenze gastronomiche odierne

14/01/2025

Al pirata William Dampier dobbiamo molte conoscenze gastronomiche odierne

La vita di un pirata, molto spesso romanzata, era in realtà ricca di sacrifici e privazioni, anche alimentari, che la rendevano estremamente dura. Scappare dalla giustizia, dagli ammutinamenti e dagli altri nemici in mare lasciava poco spazio alle esperienze culinarie e, nella migliore delle ipotesi, ci si nutriva di solo pane, abbinato a della carne secca. I mari non erano certo il luogo giusto per soddisfare i palati più esigenti, finché non arrivò William Dampier. Conosciuto come il “pirata gastronomo”, Dampier nacque a East Coker, Gran Bretagna, nel 1651. Dopo aver perso entrambi i genitori in giovane età, iniziò la sua vita in mare come marinaio mercantile, prima verso l’isola di Terranova e poi alla volta di Giava. Nel 1673 decise di arruolarsi nella Royal Navy, ma dovette interrompere il servizio a causa di una malattia tropicale che lo costrinse a tornare in patria per una lunga convalescenza. Nel 1679 si sposò, ma nello stesso anno si unì a diverse spedizioni di corsari e pirati, navigando attraverso il Pacifico e l'Atlantico. Tra il 1683 e il 1691 viaggiò lungo le coste di Messico, India, Filippine, Australia e delle isole della Polinesia, e nel 1697, tornato in patria, pubblicò il resoconto del suo primo giro del mondo, “A new voyage around the world”, ottenendo grande successo. 

Al pirata William Dampier dobbiamo molte conoscenze gastronomiche odierne

Oltre a scrivere osservazioni rivoluzionarie su argomenti mai studiati prima in meteorologia, navigazione marittima, antropologia e zoologia, il racconto del cibo era una costante presente in tutto il suo lavoro. Mangiava con la gente del posto, osservando e riportando dettagliatamente tutto ciò che poteva servire alla comprensione della cucina non occidentale. A Panama, Dampier cacciò e mangiò lamantini. "La loro carne è straordinariamente dolce", scrisse nei suoi diari. A Capo Verde assaggiò la carne di fenicottero, descrivendola come magra, scura e sorprendentemente piacevole, mentre alle Galapagos trovò deludente la carne di pinguino, pur apprezzando le loro uova. Dampier scrisse anche di prodotti oggi molto più presenti e consumati alle nostre latitudini, come di quel frutto della baia di Panama "grande come un grosso limone, con una buccia simile a una corteccia nera, piuttosto liscia". Privo di un sapore particolare, il frutto maturo veniva ridotto a poltiglia e mescolato con zucchero e succo di lime, ancora oggi questa descrizione viene ricordata come la prima ricetta di guacamole della letteratura inglese. 

Al pirata William Dampier dobbiamo molte conoscenze gastronomiche odierne

Nelle Filippine Dampier ci regalò inconsciamente anche la prima ricetta di chutney di mango, ma parte le ricette fu un inventore di numerosi termini culinari utilizzati ancora oggi, come "chopsticks", "barbecue", "cashew", "kumquat", "tortilla" e "soy sauce". Si stima che il suo apporto all’ English Dictionary sia di circa 1000 parole.

A Tahiti Dampier scoprì il "frutto del pane". Alla sua scoperta seguì una missione britannica per trasportarne mille alberi dal Pacifico alle Indie Occidentali. Per far spazio alle piante, la nave fu ristrutturata, costringendo l’equipaggio a condizioni difficili. Maltrattati e sovraffollati, i marinai si ribellarono, causando il celebre ammutinamento del Bounty, il più famoso atto di sedizione nella storia della marina del Regno Unito.

Albero del paneAlbero del pane

Il libro di Dampier, primo del suo genere, accese l'interesse europeo per la letteratura di viaggio, ispirando capolavori come Robinson Crusoe di Daniel Defoe e I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift. Anche Charles Darwin, affascinato dal libro, lo definì una "miniera di informazioni" e lo portò con sé durante il viaggio del Beagle in Sud America.

a cura di

Federico Panetta

Varesotto di origine, è come una biglia nel flipper dell'enogastronomia. Dopo la formazione alberghiera lavora in cucina e si laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma. Oggi si occupa di comunicazione gastronomica collaborando con diverse riviste di settore.
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