A sinistra: Alessandra Fasce, Campione del mondo, con Alfonsina Trucco che le ha passato il testimone
“Non vogliamo fare un evento di richiamo di massa. – ci ha spiegato
Roberto Panizza, presidente dell’Associazione Palatafini, che 12 anni fa ha ideato questo appuntamento – A noi interessa fare cultura di prodotto, trasferire una tradizione e una storia che non si deve perdere. Senza voler essere legati a tutti i costi ad uno schema mentale. Il pesto è cambiato nel corso dei decenni e, probabilmente, cambierà ancora negli anni a venire. Ma, per ora, è questa la ricetta, questa la tecnica. E con questi elementi stiamo avviando l’iter per l’inserimento nel Patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco”.
Far parte della giuria è stata un’esperienza molto interessante per il clima in cui si è svolta la gara: l’emozione si percepiva nei gesti e nei volti, ma tutti erano molto sereni e orgogliosi della loro ricetta, dei loro strumenti personali di mortaio e pestello, del racconto che ne ha fatto
Federico Quaranta di Decanter durante la presentazione.
Trenta persone – i giurati – che hanno valutato i 100 modi di interpretare la ricetta codificata negli ingredienti:
Basilico Genovese DOP, aglio di Vessalico (presidio Slow Food), pinoli di Pisa, Olio extravergine d’oliva Riviera Ligure DOP, Parmigiano Reggiano DOP, Fiore Sardo DOP e il sale marino a grana grossa.
“Oggi è così, ma un tempo il Pesto era una palla rotonda di trito di aglio e basilico, senza olio, preparata al mortaio quando c’era, con aggiunta di formaggio grattugiato nella pasta. Se ne staccavano i pezzi alla bisogna” ci ha raccontato
Sergio Rossi, esperto di storia della cucina e già direttore del Conservatorio delle Cucine Mediterranee di Genova, nonché autore di una serie di libri sui prodotti della cucina ligure nella collana
Buono a sapersi.
Il suo libro sul Pesto è un concentrato di storia vera: “Al Pesto i confini liguri e italiani stanno stretti… L’importante è che dovunque sbarchi porti con sé anche il bagaglio culturale di cui è espressione, per far conoscere le sue vere origini, comunicare da dove viene, chi lo ha ‘inventato’, come si usa nella terra natia e che poso occupa nel patrimonio gastronomico ligure” scrive Sergio Rossi.
Una sintesi che ha trovato la massima espressione nella finale del Campionato del mondo, in uno straordinario Palazzo Ducale, dove erano presenti
25 nazioni e 100 storie, una più bella dell’altra.
Come quella di
Alessandra Fasce, la vincitrice, aiuto cuoca nella
Trattoria da Paulin, a Fontanegli nell’entroterra genovese: autodidatta, si è allenata per mesi e il suo banco di prova sono stati gli avventori della trattoria.