Non solo tappi per Amorim Cork, il gruppo portoghese Amorim, da 140 anni leader nel mondo del sughero, che si è avventurato nella ricerca di nuove applicazioni di questo materiale riciclabile al 100% fin dagli anni ’60 quando ha fondato i primi stabilimenti in Portogallo dedicati alla produzione di triturati e agglomerati al fine di recuperare quel 70% di materiale di scarto della lavorazione dei tappi. Oggi, a fianco della business unit dedicata ai tappi in sughero che copre il 58% delle vendite, ci sono all’interno del Gruppo Amorim anche delle business unit dedicate a Pavimenti e Rivestimenti (23,7%) Composti (14,9%) e Isolamenti (1,7%). Una fetta di mercato sempre più significativa.
“A partire dalla materia prima sughero - spiega Carlos Santos, ad della filiale italiana del gruppo Amorim Cork Italia – possono nascere le applicazioni più impensabili. E in questa direzione gli artisti e i designer ci possono essere di grande aiuto nell’avvicinare all’opinione pubblica questo materiale, declinandolo in vari contesti diversi da quello tradizionale del vino: dall’architettura all’interior design, al design di prodotto o alla moda. Si tratta di applicazioni che possono sposare sempre più in futuro anche la logica del riciclo dei tappi in sughero, dimostrando come è possibile donare nuova vita a dei prodotti che fino a ieri finivano nella spazzatura”.
Alcune delle nuove future applicazioni potrebbero essere tra i progetti finalisti al concorso di design “The Future of Cork Application”, un’iniziativa del gruppo Amorim insieme a Domaine de Boisbuchet, celebre istituto di design francese e coordinato dallo studio di design portoghese Pedrita. Tra le idee proposte un grammofono, una presa per la corrente, delle cuffie, sedie e ciabatte ma soprattutto il progetto vincitore: un alveare in sughero, realizzato dalla designer polacca Anna Loskiewicz.
Un altro esempio, questa volta tutto italiano, dell’utilizzo del sughero nell’edilizia è il rivestimento della nuova cantina vini dell’azienda Derbusco Cives in Franciacorta in cui sono stati impiegati dei pannelli in sughero come “cappotto a vista”.