Vino o liquore?
Ma cos’è il sake? È una bevanda alcolica che vanta una lunghissima tradizione e viene ottenuta tramite un complesso e antico processo di fermentazione del riso. Riso e acqua purissima sono gli ingredienti base e il Giappone ne è ricco. È un prodotto di primissima qualità, per lo più a produzione artigianale, e segue processi manuali e lavorazioni legate alla stagionalità e alla raccolta del riso.
Parlare di sake in generale sarebbe riduttivo: sono tanti e diversi tra loro. La scelta, infatti, è vastissima: ci sono i più classici e le etichette riserva, gli spumantizzati e gli invecchiati, gli affinati in legno di cedro e il famoso sake torbido, e così via. Un’infinita ricchezza di note, profumi, gusti, con modalità di degustazione da fredda a temperatura ambiente fino a calda per una maggiore esaltazione del corpo e degli aromi. “In Giappone, territorio molto piovoso, l’uva cresce in chicchi enormi, gonfi d’acqua – spiega Lorenzo Ferraboschi – non è adatta alla produzione di vino. Il riso, invece, abbonda ed è di ottima qualità: il sake può essere considerato il “vino” giapponese, ad esso è simile e diverso al tempo stesso”.
In realtà, “sake” è un vocabolo che vuol dire semplicemente “alcol”, a prescindere dal metodo di lavorazione, e quello che viene denominato comunemente “sake” dovrebbe essere chiamato – per correttezza – Nihonshu. Infatti, ogni varietà di sake è soggetta a denominazione che ne identifica la tipologia, un lungo elenco, tutto da scoprire.