Visitare Domori significa capire la differenza sostanziale tra un cioccolato lavorato secondo un modello di purezza e gli altri: questo non significa che non ci siano cioccolati di ottima qualità anche in altre realtà produttive, bensì che in Domori c’è davvero una precisa identità e unicità.
Non foss’altro che per il Criollo, il cacao più raro del mondo (40 tonnellate in tutto, rispetto all’intera produzione di cacao che ammonta, a livello internazionale, a circa 420 milioni di tonnellate) è, per il 50%, lavorato da Domori secondo un preciso protocollo di produzione e di analisi.
Fu Gianluca Franzoni che, nel 1994, a restare affascinato dalla scoperta di questa varietà di cacao, estremamente raro, che discende direttamente dai Maya e dagli Aztechi, la cui coltivazione stava scomparendo.
Oggi, grazie alla joint-venture al 50% con la famiglia Franceschi, proprietaria dell’Hacienda San Josè in Venezuela, Domori ha avviato il progetto di recupero del Criollo, salvaguardandone la biodiversità di dieci varietà.
“I nostri primi valori sono purezza, qualità e rispetto. – afferma Jean-Pierre Willemsen – Possibile che dobbiamo aggiungere qualcsa all’eccellenza insita nella materia prima?”
Una domanda che trova risposta nella stessa tecnologia produttiva in Domori, dove la tecnologia è stata costruita appositamente nel rispetto di un metodo di produzione, il che renderebbe comunque impossibile fare forzature di qualsiasi tipo.
Qui, ad esempio, non esiste la pratica del concaggio sostituita da un processo produttivo che prevede, oltre alla tostatura a temperature delicate - non vengono mai superati i 120 gradi – l’utilizzo, per la lavorazione del cioccolato, di una macchina dotata di biglie che raffina il cacao. Questo processo permette la conservazione, nel prodotto finito, di tutti gli aromi della materia prima, anche grazie ad una ricetta corta che prevede soltanto l'uso di massa di cacao e zucchero, mantenendo inalterato lo spettro aromatico.