In tanti anni di attività di aneddoti ce ne sono molti da raccontare, soprattutto se si ha la dote di saper attribuire valore alle cose. "Nel 2000 - racconta Paolo- arriva all'osteria un peruviano: Moises, Mosè, questo è il suo nome, dice di aver bisogno di lavorare e si offre come lavapiatti.
“Stavamo lavorando tanto in quel periodo- ricorda Paolo-. Per un paio di settimane lo chiamo il sabato e alla domenica, poi gli propongo di iniziare a venire ogni mattina per cominciare a capire come inserirlo. Un giorno arriva e vede che stiamo facendo il pane”.
Posso provare?, chiede. E aggiunge “Posso impastare io il pane?”.
“Impasta con sicurezza e inizia a formare palline tutte uguali, anche nel peso - ricorda Paolo- le tira e ne ricava delle piccole trecce. Cotte e assaggiate ci lasciano di stucco. Moises ci spiega che ha imparato dal padre che faceva il panettiere”.
Sono passati 17 anni e quel pane fatto da Moises non manca mai, fresco di cottura ad ogni servizio. Prosegue Paolo: “un must del nostro locale è il pollo alla diavola , una faticaccia cucinarlo secondo la nostra ricetta, per via di una speciale cottura messa a punto che rende il pollo incredibilmente croccante e gustoso. Anche qui Moises ha avanzato un 'se volete provo'; ebbene, io non ho mai visto nessuno che faccia il pollo così. A volte penso che quest'uomo dovrei clonarlo”.
È bello sentire un "capo" dilungarsi a raccontare dei propri collaboratori, anziché concentrarsi su se stesso, come in molti casi viene da fare. Della sua creatura dice: “voglio talmente bene a questa trattoria che, nonostante sia qui da 27 anni, non mi sento il proprietario ma il conduttore, mi prendo cura di lei come se fosse una macchina d'epoca: se veramente ami l'oggetto ne porti avanti l'esistenza”.