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Antonio Carucci, l'amico di tutti i popoli della terra

21/12/2022

Antonio Carucci, l'amico di tutti i popoli della terra

Ci sono città che ti aprono le braccia a partire dalla loro conformazione.
Lo avverti subito, al primo impatto, per quell’atmosfera benevola che suona come un invito ad entrare, ad accomodarti. A maggior ragione quando per accedervi devi transitare da una porta, la porta (o una delle porte) di ingresso al centro storico.
Martina Franca (TA) sortisce proprio questo effetto e non potrebbe essere diversamente, in quanto indiscusso cuore pulsante della Valle d’Itria.

Oltrepassando la principale porta di accesso alla città, Porta Santo Stefano, si accede a una piazza triangolare, piazza Roma, su cui si affaccia già in prima battuta l’imponente palazzo ducale - espressione del potere della famiglia Caracciolo. Un modo per entrare subito nel vivo di questo luogo che riflette luce, per via degli edifici imbiancati a calce. Tutto il resto è un intrigante labirinto di vicoli stretti dove ci si imbatte all’improvviso in maestose chiese, palazzi signorili e un pullulare di negozietti, tutto sotto l’ala di un minimo comun denominatore: il Rococò martinese e le sue radici barocche.

“Martina Franca è una delle capitali del Rococò e in questo ha fatto scuola la magnifica basilica di San Martino” osserva acutamente Francesco Lenoci, martinese doc, ambasciatore della sua terra e della Puglia nel mondo nonché stimato docente dell’Università Cattolica di Milano, che ci tiene a precisare di come: “Ogni casa nel centro storico ha preso qualche particolare da quella basilica e lo ha riportato sulla propria facciata” e osserva che: “È la bellezza che si riproduce, si diffonde.  Questa era una terra di scalpellini, di fabbri e di sarti, di tutti ci sono testimonianze tangibili diffuse. Quanto alla sartoria non bisogna dimenticare che i migliori capispalla sartoriali ancora oggi arrivano da qui. Anche quest’anno, a gennaio, diverse aziende martinesi parteciperanno a Pitti Uomo”.
 

Angolo di Martina FrancaAngolo di Martina Franca


Nutrirsi di vita e raccontarlo
Immaginiamo un visitatore, e Martina Franca ne conta davvero tanti tra stranieri e italiani, che si avventuri nella conoscenza del centro storico e si imbatta in una figura, invitante e attrattiva a partire dal nome, Antonio Carucci, capace di socializzare a partire da una sola battuta. Una benedizione per chi sta cercando di orientarsi, seppur con supporti tecnologici alla mano, in un luogo che non conosce, per via di quei suggerimenti preziosi che sulle guide proprio non si trovano.

A Martina Franca Antonio ci è nato e la conosce come le sue tasche, se aggiungiamo poi che è un inesauribile curioso da sempre alla ricerca del perché delle cose, è immaginabile quanto abbia da raccontare della raffinata cittadina, della campagna, delle masserie, dei trulli e anche del cibo locale, a partire dal capocollo, che con i suoi passati trascorsi da salumiere gli riesce di affettare anche  bendato! Di sé stesso dice “Ho due cose buone: la prima è la memoria e la seconda l’ho dimenticata. Perché a volte è meglio dimenticare, non pensarci più”.

“Un raccontastorie dei giorni nostri”, come a volte ironicamente ama definirsi, lui che ha sempre qualche chicca - frutto di suoi approfondimenti – come asso nella manica da mixare con la sua naturale affabilità. Non ha schemi precostituiti, ogni incontro è a sé, più fugace o sancito dal piacere di una reciproca conoscenza al tavolino di un bar.
“Che spesse volte non è tanto la necessità di informazioni quanto il bisogno di parlare che le persone hanno, quello che emerge in questi incontri non preventivati” ci confida.  E non è difficile credergli. 

Dettagli insoliti a Martina FrancaDettagli insoliti a Martina Franca

La vivacità culturale di Martina Franca
La spiccata empatia di Antonio trova certamente terreno fertile nella vivacità di questa città, capace di proporre eventi che negli anni sono divenuti una garanzia per lo spessore culturale e la particolarità. Primo fra tutti il Festival della Valle d’Itria che da quasi 50 anni richiama artisti di primo piano sulla scena mondiale come interpreti di opere liriche quasi tutte inedite, concerti, serate dedicate al ‘900, al grande cinema d’autore e alla musica sacra. Una notevole carica suggestiva la si ritrova anche in Piano Lab, festival del pianoforte itinerante, che ha il suo cuore in Martina - letteralmente invasa da pianoforti nei suoi spazi più emozionali tra piazze, vicoli e suggestivi slarghi.  Nell’ultima edizione ha visto alternarsi al pianoforte per due giorni ben 270 pianisti provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa, tra professionisti, studenti, dilettanti e semplici amatori, ad esaltare con la musica quel luogo già incantevole di suo.  
Anche il Festival dei cinque sensi, in cui la cittadina è coinvolta in primis, regala una tre giorni di riflessioni originali sul mondo dei sensi, in forma di conferenze, gite a bassa velocità, esposizioni tattili...per riappropriarsi dei sensi, grazie al contributo di prestigiosi studiosi italiani e stranieri.  
Tutti eventi capaci di attrarre ospiti di un certo calibro e più estesamente molte persone.

Antonio Carucci e i prodotti della sua terraAntonio Carucci e i prodotti della sua terra

Fare il giro del mondo stando sul posto
In un simile contesto Antonio Carucci ha sviluppato un’enorme quantità di conoscenze di varia estrazione, con molte delle quali mantiene ad oggi i contatti, tant’è che si può dire che stia facendo una sorta di giro del mondo stando sul posto. “Ho viaggiato poco e conosciuto tanto – è solito dire - il mio è un viaggio culturale”.
Sono molti gli aneddoti che ha da raccontare, a partire da quando aveva la salumeria e in occasione del Festival della Valle d’Itria, che stava crescendo sempre più, è arrivato Luciano Pavarotti.  Antonio con un amico giornalista ha escogitato di portare una piccola colazione a lui e agli altri interpreti, due volte al giorno durante le prove, avendo l’accorgimento di evitare quel cibo che potesse disturbare le corde vocali e la digestione, cosa importantissima per chi canta. Sono tanti i maestri d’orchestra, i cantanti lirici e i musicisti di fama che si sono succeduti nel tempo. Antonio ne ha conosciuto buona parte e pure gli è capitato di cenare con loro.  Ma sono tanti anche i turisti dall’Italia e dall’estero di cui conserva il contatto nella sua rubrica telefonica e negli innumerevoli biglietti da visita.

Nella sua memoria balzano il primo contatto in assoluto, 11 anni fa, con una famiglia di orafi siciliani ancora cari amici, per non parlare di incontri più particolari come con quel ragazzo proveniente da Pretoria (Sudafrica) - conosciuto in libreria che stava facendo il giro del mondo scalzo - con cui tutti gli anni si scambia gli auguri di compleanno, di due sorelle canadesi di un’associazione che sviluppa contatti commerciali fra Italia e Canada, di quella coppia dei Paesi Baschi in cui il marito, ipovedente, si lasciava guidare dai sensi , di un gruppo giunto addirittura dall’Alaska, di due ragazze francesi che nel corso di un aperitivo sono rimaste stupite dalla sua perspicacia...Senza dimenticare quegli americani, inglesi, belgi, fiamminghi che decidono di invecchiare qui e a Martina Franca diventano di casa...E potremmo continuare...
È parco, Antonio, nel raccontare i fatti degli altri, come a non voler tradire una fiducia che gli è stata accordata.

Antonio Carucci, l

Il cibo che si fa linguaggio universale
Dalla sua ha pure una cultura del cibo “dove - è solito dire – è nobile anche pane e pomodoro, dipende da come lo servi a tavola, come diceva mia madre”. Sui salumi è ferratissimo ma ne sa pure di pane, vino, olio, carne (ci tiene a precisare, a scanso di appropriazioni indebite, che la bombetta è di Martina Franca!), formaggi... da amico quale è di Slow Food e delle iniziative a cui prende parte. Dice che ha un bagaglio di sapori in bocca e nel cervello che lo guidano nella scelta e nel consigliare agli altri ciò che merita. Un cibo che si fa linguaggio universale e supera i limiti della lingua “Io – ci confida - ho tutte le lingue da capire e ne parlo due o tre, ma ciò che devo sapere assolutamente sono gli usi e i costumi di tutti. Questo mi è di grande aiuto nel relazionarmi”.
 

Antonio Carucci. Foto di Manuel ChiariAntonio Carucci. Foto di Manuel Chiari
Il professor Francesco Lenoci, che lo conosce molto bene, di Antonio dice che: “ha una stupefacente propensione a dialogare con tutti i popoli della terra, e con gli artisti in particolare, con una capacità e una sensibilità fuori dal comune”. Un’affermazione potente. Un dono per Martina Franca - e questo lo diciamo noi da visitatori - il benvenuto di Antonio Carucci.
a cura di

Simona Vitali

Parma, la sua terra di origine, e il nonno - sì, il nonno! - Massimino, specialissimo oste, le hanno insegnato che sono i prodotti, senza troppe elaborazioni, a fare buoni i piatti.
Non è mai sazia di scoprire luoghi e storie meritevoli di essere raccontati.
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