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Arrivano i cocktail a km 0

31/10/2011

Arrivano i cocktail a km 0
Non più solo agricoltura a km 0, ora arrivano anche i cocktail. E' l’ultima trovata di Coldiretti che, oltre ad aver promosso il marchio “Campagna Amica nel piatto” per certificare l’origine agricola tutta italiana degli ingredienti usati nei piatti, lo ha esteso anche ai cocktail di “bandiera” con il marchio “Campagna Amica nel bicchiere” per battere la concorrenza con i liquori stranieri.

A Bologna è stato certificato a Bologna il primo locale, il Lab 16 di via Zamboni 16, nel cuore della zona universitaria di Bologna. L’iniziativa si sposa con la «Bologna Cibo e Spirito», che si è svolta domenica 30 ottobre in piazza Re Enzo, dove dalle 10 alle 22 si è tenuto un mercato di Campagna Amica di prodotti di eccellenza dell’agricoltura emiliano romagnola presentati da giovani imprenditori agricoli. Sempre in Piazza Re Enzo, domenica si è tenuta la gara dell’agricocktail, riservato ai giornalisti che inventeranno il migliore cocktail con prodotti agricoli italiani e il concorso dell’«aperitivo in giallo», aperto a chiunque voglia cimentarsi in un racconto con protagonisti prodotti dell’agricoltura bolognese.

Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Nielsen, i mercati degli aperitivi analcolici si confermano il segmento più importante e valgono 50 milioni di euro, mentre quello degli alcolici vale 16,5  milioni di euro e interessa circa 12 milioni di italiani, di cui il 54% in una fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni.

GLI AGRICOKTAIL hanno ovviamente nomi e ingredienti tutti italiani: si chiamano  “Bolognetto”,  “Respiro”, “Miss Rose”, “Sottobosco” e hanno ingredienti a base di Lambrusco, Pignoletto, rosolio, pere, aceto balsamico, liquore di miele.

“Gli agricocktail – afferma il delegato di Coldiretti Giovani Impresa dell’Emilia Romagna, Mattia Dall’Olio – vogliono essere un approccio giovane ad un argomento di grande attualità come quello della filiera corta. Con il Lab 16 abbiamo trovato l’interesse comune a prodotti innovativi e di qualità e così abbiamo avviato un rapporto in cui le nostre imprese forniscono il prodotto agricolo per realizzare bevande e piatti destinati prevalentemente a giovani, ma non solo”.

Chissà che non si ritorni anche al rifiuto di prestiti linguistici stranieri che ad inizio Novecento caratterizzò i futuristi,  per cui bar fu sostituito da “quisibeve”, cocktail diventò “polibibita” e il barman “il mescitore”.
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