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Al di là del fiume

13/03/2025

Al di là del fiume

Non si sa da dove iniziare a raccontare questo progetto, sbocciato - e non v’è verbo più indicato - nel cuore del parco storico del Monte Sole a Marzabotto (BO), nel 2007, facendosi largo tra le maglie di un terreno fertile, circondato dalle colline, al di là del fiume Reno. Una terra che, molti ricorderanno, è legata all’eccidio nazifascista del 1944.
Lasciando la principale si penetra in una scena tutta nuova, naturale, quasi fiabesca, stretta tra curve, sali scendi e verde, finché non si raggiunge il civico 10 in località Ca’ de Co.
Per molti anni gli appezzamenti che costeggiano questa proprietà sono rimasti sospesi, ma silenziosamente attivi, perché adibiti a prati stabili.
“Sembravano fermi ma già celavano una vocazione viticola, spartita tra Albana, Barbera e vitigni autoctoni minori” ci appunta subito Danila Mongardi. A ricordare le buone attitudini di queste terre a Danila e al marito Gabriele Monti, i motti propulsori di questo progetto, sono stati gli abitanti della zona. Ma pure il nonno e il padre di Gabriele, che in questi pendii prestavano un servizio agricolo e di falegnameria.

La rinascita di un luogo
Facciamo un passo indietro, partendo proprio dalle origini.
“Un giorno ci ha contattati il proprietario terriero per cui la famiglia di Gabriele aveva lavorato. Ci chiedeva se eravamo intenzionati ad acquistare questo spazio. Non sapevamo cosa sarebbe nato ma ci siamo lasciati guidare, per sentimento e sensazioni, e abbiamo detto sì”.
Sono tante le particolarità che cercheremo di riportarvi in questo racconto ma c’è un’immagine che, più di ogni altra, descrive la forza che tiene eretto questo progetto. Non è uno scatto del fiume, come potrebbe suggerire il nome, ma la fotografia di un rudere decadente, in cui si distinguono sassi, travi in legno, e poco altro.
“Era così” ci conferma Danila. “Quando l’abbiamo preso c’era davvero poco, era tutto da costruire. L’abbiamo coltivato piano piano pensandolo come luogo di accoglienza, senza proiettarci in un’attività commerciale. Ora c’è l’osteria, al primo piano, gestita da Marzia e Simone, e sotto la nostra cantina, affiancata da un altro spazio di cui siamo molto fieri, gestito da mio figlio e amato dai giovani”.
Mattone e canapa, termoisolanti naturali, terra cruda e paglia; e poi legno, ferro, reperti agricoli reinventati, e delle particolarissime tinte alle pareti ottenute con un’antica tecnica romana, il coccio pesto: dentro alla struttura ci si sente in un mondo vivo, fatto di mani e tante, anzi tantissime, materie.
“Abbiamo coinvolto gli artigiani locali per edificarlo. Per noi doveva essere espressione di un territorio, di una comunità, e ogni cosa impiegata per la costruzione o per l’arredo doveva - e deve - avere un senso. La nostra scommessa è che chiunque entri in questo luogo possa cogliere un modo nuovo di fare le cose!” conferma Danila.
 

Al di là del fiume

Il vino e tutto il resto
Se da un lato c’era un luogo da ricostruire, dall’altro c’era un terreno vivo da ridestinare alle barbatelle. Gabriele e Danila hanno scelto subito di ripiantare i vitigni autoctoni, seguendo una linea precisa, tracciata dai principi della biodinamica.
“Sapevamo cosa avevamo tra le mani e soprattutto sapevamo cosa volevamo lasciare a questo territorio: un terreno fertile, lavorato con un metodo agricolo compatibile con la vita. La biodinamica è stata la nostra scelta sin da subito, ma eravamo consapevoli di non sapere nulla sul mondo del vino. Ci siamo quindi affidati ad un enologo, Adriano Zago, che ancora oggi ci guida. Gli abbiamo chiesto di aiutarci a produrre un vino naturale ma inattaccabile dal punto di vista tecnico, perché questa per noi è la via più ragionata e corretta. Il lavoro parte naturalmente in campagna, dove ci impegniamo ad ottenere uve mature, sane e vitali, e prosegue in cantina dove non usiamo lieviti selezioniati e bassissimi livelli di solforosa”.
Negli anni la produzione si è allargata e diversificata. L’affinamento in anfora - che si può ammirare scendendo sotto l’osteria dove dimorano le giare - e la lunga macerazione sulle bucce, rimangono i due perni per valorizzare Albana e Barbera (nel Fricandò e nel Dagamò) ma c’è spazio anche per vini più agili, che ben raccontano le note di questi vitigni, talvolta combinati in piccole percentuali anche a parcelle minori, sempre locali.
C’è un filo che tiene insieme tutto: sono vini di personalità ma anche di gentilezza, in cui naso e palato trovano equilibrio, gioco, e perfette chiusure.
L’uva non è l’unico prodotto della terra perché non hanno mai desiderato fare monocoltura. “Sarebbe una negazione di noi stessi e di tutto ciò che raccontiamo quando parliamo di viticoltura. Al di là del fiume è anche alberi da frutto di ogni tipo (tra cui la Mela Rosa Romana DeCo), un appezzamento adibito ai grani antichi, le erbe officinali, il compost. È un ecosistema complesso e pressoché completo, che rifornisce la cucina dell’osteria. Questo soddisfa il nostro obiettivo, ovvero garantire fertilità alla terra e circolarità”.

Danila MongardiDanila Mongardi

Il valore sociale, tra terra e cielo

Fertilità è un termine che Daniela e Gabriele utilizzano spesso ma non solo con accezione agricola. Daniela, prima del 2007, lavorava nel sociale. E l’inclinazione sociale è insita in questo progetto quasi più dell’uva!
“La mia condizione era coltivare la terra ma al contempo prendermi cura del benessere delle persone. Per questo in concomitanza con l’avviamento dell’attività è nata la nostra associazione culturale. Con noi lavorano molti giovani, organizziamo eventi, iniziative di vario genere.
Poco lontano da qui abbiamo rimesso in piedi un’altra struttura, una foresteria con 36 posti letto, che accoglie tutto l’anno chi è di passaggio, in un luogo che sembra davvero fuori dal tempo… e in un’altra dimensione. C’è silenzio, natura, tanti animali. In altre parole ciò che serve per prendersi cura di sé. Lo abbiamo chiamato cielo perché è lo specchio complementare di quanto facciamo qui, in Ca’ de Co, dove lavoriamo la terra”.
Questo solido legame - concettuale ma anche pratico - tra terra e cielo, che caratterizza Al di là del fiume, è anche un’opera d’arte. Nella porta a fianco all’osteria si apre il resto di un grande albero abbracciato da un’edera, lavorato con straordinaria sensibilità da un artista locale. Un esempio straordinario di resistenza naturale, coadiuvata dall’uomo.
“Questo è il simbolo del nostro pensiero, della terra e del cielo che si uniscono, ma rappresenta anche tutti gli intrecci che ci attraversano. Questo luogo senza le persone e l’abilità manuale non esisterebbe”.

I giovani
Parlare di fertilità con Danila e Gabriele ci ha portati, inevitabilmente, a parlare anche di giovani.
“A loro destiniamo molti pensieri e azioni. Ci siamo resi conto che a tanti di loro manca il contatto con l’atto pratico, con la manualità, con le mani persino. È necessario dare loro l’occasione di riscoprire le mani”.
Uno dei loro quattro figli, Sam, è entrato in azienda e sta apportando il suo contributo sia dal lato produttivo che dal lato dell’ospitalità.
“Siamo convinti che il mondo del vino debba dare molto ascolto ai giovani. Negli ultimi anni c’è stato un evidente allontanamento dall’interesse enologico, per varie ragioni, e un riassestamento del comparto del vino naturale, specie dopo il Covid. Stiamo attraversando dei cambiamenti epocali, segnati da molteplici fattori, dal clima alle economie. Su alcuni, tuttavia, c’è ancora margine di lavoro. Il dialogo con le nuove generazioni è uno di questi. I giovani capiscono quando si sceglie pensando al loro futuro. Lo si intuisce dai loro sguardi, s’illuminano di gratitudine. Quando gli spieghiamo cosa significa lavorare la terra garantendo fertilità per il futuro ci rispondono: ‘allora c’è ancora una possibilità’!”

 


Via San Martino, 10,
40043 Cà di Cò (BO
)
www.aldiladelfiume.it

a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
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