La cucina sotto il cupolone
Danilo Frisone e il suo socio Saverio Crescente testimoniano come non sia l’evento Giubileo in sé ma la buona gestione delle proprie risorse il segreto per un’attività fiorente. Cresci, in zona Vaticano, all’ombra di San Pietro, forno di quartiere da 40 anni, oggi è osteria, ristorante di cucina casalinga, pizzeria e locale vivo e accogliente da mattino a sera. Il suo laboratorio a vista è un’attrattiva, la proposta culinaria è tipica romana e contemporanea al tempo stesso, l’accoglienza calorosa. Un locale giovane nella sua tipicità che vive tutta la giornata; un locale per tutti.
“Abbiamo tanto lavoro – racconta lo chef Danilo Frisone – perché cominciamo la mattina alle sette e finiamo a mezzanotte. Il forno è alla base, con pizze, pane, bakery e poi c’è l’offerta ristorativa. La nostra clientela è principalmente composta di gente del quartiere e di coloro che, lavorando in Vaticano, ogni giorno passano di qui e si fermano. In questo periodo, poi, con la Pasqua, ci siamo concentrati sulla produzione di dolci e non sono mancati i turisti comuni. Certo, il Giubileo e le vicende legate al Papa sono state un’attrattiva in più, nel bene e nel male. Ora si vedrà, con gli ultimi avvenimenti, ma in generale non è il Giubileo a trainare il nostro lavoro, piuttosto il riconoscimento di un’attività stabile e affidabile”.
Insomma, pare evidente come il turismo religioso non influisca in maniera tangibile, spiega Danilo: “Non vengono per mangiare, se lo fanno è solo per nutrirsi. I pellegrini sono gente frugale, non mangiano al ristorante. Per noi va bene perché avendo un’offerta molto varia possiamo accontentare tutti: facciamo tanti panini, pizze da asporto, piatti semplici, costi contenuti anche per chi non può permettersi di spendere di più. La nostra posizione, poi, proprio nel cuore della città, a due passi dal Vaticano, con lo sguardo sul cupolone, è certamente favorevole. Ecco perché la nostra offerta non è cambiata in previsione del Giubileo, non ce n’era bisogno. Ora, con lo sviluppo della situazione che si è verificata con la morte di papa Francesco vedremo. Un po’ di confusione in occasione del funerale, poi tornerà la consuetudine”.
Tanta gente, consumi ridotti
Insomma, tirando le somme, appare un quadro piuttosto chiaro: il Giubileo di Roma, come sempre, per il mondo ho.re.ca. offre aspettative poco corrisposte. Lo conferma anche lo chef Stefano Bartolucci patron del ristorante RossoDiVino a Valmontone, ristoratore da molti anni e portavoce del settore.
“La popolazione dei pellegrini non incide in maniera significativa quanto auspicato sulle attività di ristorazione della zona – afferma chef Bartolucci – il pellegrino si alza di buon’ora, va in giro, partecipa alle funzioni, mangia al volo e la sera si ritira presto per riposare. Tecnicamente non incide sul nostro settore; lo fa marginalmente su attività come i bar, i panifici, le tavole calde, ma non sui ristoranti classici. I turisti convenzionali, quelli che verrebbero comunque, non mancano certo e sono numerosi anche nelle zone periferiche e nei dintorni della città perché trovano prezzi più convenienti rispetto al centro, ma sono cambiati i consumi. Il turista mangia un piatto di pasta, o un secondo, e basta. Questa è una tendenza che si manifesta da anni: al massimo ci scappa un dolcetto”.
Insomma, secondo Stefano Bartolucci, è il cambiamento degli stili di vita a influire sul comportamento dei turisti, convenzionali o religiosi, e non l’evento in particolare. “L’orientamento – spiega Bartolucci – è verso un consumo più healthy, sul pasto salutare, sostenibile. Dobbiamo puntare sul km 0 e sulla sensibilità del cliente. Anche gli stranieri, su Roma, cambiano a seconda del periodo e della stagione; ci sono sempre gli americani, molti russi; ma sono turisti diversi dai pellegrini: vanno nei posti esclusivi ma non partecipano alla vita del luogo. Il turista che passeggia per Roma, invece, sta attento ai costi, fa spuntini e non cena al ristorante”.
E la cucina tipica romana? Ha perso la sua attrattiva? “Quella rimane – conferma Bartolucci – immancabili la carbonara, la gricia: la pasta fa Italia, fa Roma. Però non mangiano più la trippa, la coda alla vaccinara; pochi chiedono ancora il pollo alla cacciatora come lo faceva nonna…solo qualche nostalgico, Giubileo o no”.