È nato nel 2019 ed è stato accolto con un tale favore che c’è chi non ci ha pensato nemmeno un attimo ad aderire, e chi – fuori da quella zona - ha insistito a tal punto da ottenere di poter essere coinvolto.
Stiamo parlando del Biodistretto delle Alte Valli, sorto – è il caso di dirlo - intorno al monte Penna (affacciato su ben tre regioni: Emilia Romagna, Liguria e Toscana) ad opera di un piccolo comitato che, con il coinvolgimento progressivo di amministratori locali e altre aziende, ne ha fatto il più grande Biodistretto d’Europa.
Rispetto al primo nucleo costitutivo di 8 aziende e 13 comuni attualmente sono 150 le realtà aderenti, tra aziende e comuni (ben 57); tre le regioni coinvolte (Emilia Romagna, Liguria e Toscana); quattro le province (PR,PC, GE, MS) e 17 le alte valli (Taro, Ceno, Baganza, Aveto, Nure, Val Parma, Trebbia, Boreca, Arda, Cenedola, Mozzola, Stirone, Val Petronio, Lunigiana, Sturla e Graveglia, Val Tidone).
Riusciamo solo a immaginare cosa possa significare per chi vive e lavora in un territorio appenninico, tendente allo spopolamento, il crearsi di una rete che riunisca e valorizzi sotto un unico cappello gli sforzi di tutti (agricoltori, allevatori, operatori dell’ospitalità e del mondo gastronomico, amministrazioni locali e associazioni) per dare un futuro alla propria terra?
Noi l’idea ce la siamo fatta scegliendo di solcare quel territorio, ammirarlo coi i nostri occhi ma soprattutto parlare, confrontarci, con chi ha il merito, grandissimo, di tenerlo vivo ma vuole fare ancora di più per la sua sopravvivenza. Un itinerario che si è snodato tra l’Appennino parmense e quello ligure, dalla Valle del Ceno alla Val di Taro fino alla Val Graveglia, passando per l’intrigante Passo del Bocco, bastevole a farci incontrare i protagonisti di questi luoghi aderenti all’ambiziosissimo progetto, che sta prendendo sempre più corpo, per carpirne meglio gli intenti, la direzione e i passi che si stanno compiendo.