Un format curioso anche per dove è stato concepito
Inevitabilmente arriviamo a chiamare in causa anche chi a questo progetto ha dato forma: Salvatore Micco, cuoco campano, con diverse esperienze in Italia e all’estero da raccontare ma un’unica grande folgorazione, la Sardegna, arrivata giusto con uno stage ai tempi della scuola alberghiera.
Da quel momento ha fatto in modo che quest’isola tornasse nel suo curriculum spesso nelle stagioni estive, finché poi non ha lanciato e avviato un ristorante qui e uno a Napoli, per poi venderli entrambi.
Poi tre anni fa, mentre si trovava a Napoli per sviluppare un progetto di pizza gluten free, è stato contattato da una cordata di imprenditori campani che avevano in mente di creare una proposta che prevedesse l’accostamento di prodotti campani e prodotti sardi. Pensavano certamente di proporre la pizza ma pure, e qui sta la particolarità, di produrre in loco mozzarella, a partire dalla cagliata. La parte sarda era da sviluppare così come l’apporto armonico delle due regioni. Compito di Salvatore che, dopo essersi preso il tempo per pensare, disegna il nuovo format che vuole essere frizzante, a partire dal nome: Cajò, coniato da Vitale Di Dio, uno dei soci, che fonde il suffisso “ca” che sta per cagliata con un “ajò” (andiamo) espressione dialettale sarda. E per Salvatore, che in prima persona dovrà coordinare l’intera attività, inizia un periodo di formazione in un ambito completamente nuovo per lui: un caseificio campano, dove apprende tutte le tecniche per produrre latticini.
È giugno 2021 quando Cajò apre i battenti con le sue proposte di pizze con lievitazione a 72 ore a opera di Emanuele, fratello di Salvatore, e autoproduzione - inizialmente per mano di Salvatore - di latticini sia per farcire i lievitati o da degustare così, tra mozzarelle e bocconcini di bufala, stracciatelle di bufala, burratine, mozzarelle e bocconcini di fiordilatte, provola affumicata, tutti adeguatamente associati a prodotti sardi (pecorini, salumi, birre...).