Poi ti faccio un’altra domanda rispetto a queste vicende ma vai avanti con la tua storia…
“Mentre ero in pasticceria alla Locanda delle Tamerici vinsi il concorso indetto da Barolo&Co. come Miglior carta dei dolci nella ristorazione italiana. Nel dicembre 2007 andai alla Vecchia Lugana di Pierantonio Ambrosi, sul Lago di Garda, come chef di pasticceria, e restai fino ad aprile 2008 quando chiuse la gestione di Ambrosi. Da lì andai in Gallura, a Tempio Pausania, per aprire un nuovo ristorante, Peperosso, che non aveva ancora un’identità precisa e poi si risolse in ristorazione tradizionale. Una scelta che non faceva al caso mio. Mentre ero lì venne a mangiare uno chef, Daniele Sechi, che mi disse di andare in Costa Smeralda, a San Pantaleo, dove il suo titolare voleva aprire un nuovo ristorante. Feci il colloquio, mi assunse e quando arrivai, nell’aprile 2009 al ristorante Giagoni, mi disse che dovevamo ricostruire la brigata perché se n’erano andati tutti. Il motivo? Non volevano prendere ordini da una donna! Ricostruimmo la brigata, feci formazione del personale, creai il menu, feci una stagione ma c’era sempre tensione perché la mole di lavoro era tantissima e c’era chi, ogni giorno, non mi voleva bene e cercava di farmi le scarpe. Lo seppi solo alla fine quando il titolare me lo disse, aggiungendo che, pur non essendo d’accordo, la mia modalità di lavoro era la migliore. Lui aveva sostenuto, per l’intera stagione, che sbagliavo a mettermi alla pari con la brigata facendo anche lavori più umili. E invece, mi confidò, avevo ragione io e li ho capito come sono diverse le mentalità tra un cuoco fatto e finito che sostiene che lo chef ha un ruolo ben definito e da lì non si sposta e uno che arriva da altre esperienze! Venni via perché anche lì si era deciso di fare una cucina solo tradizionale. L’ultima esperienza, prima di tornare a Riccione, è stata a Corte San Ruffillo, in comune di Dovadola (FC), dove Sara Vespignani, architetto, ha ricevuto in dono dai genitori una casa colonica, ricavandone un agriturismo di lusso. Ho aperto io il ristorante e sono rimasta quattro anni. Un’esperienza bella ma molto difficile per le limitazioni di una cucina nell’agriturismo che, per legge, deve utilizzare in maggioranza prodotti propri. Lì ho imparato a fare anche le marmellate quando c’erano produzioni in eccesso. Dalla Costa Smeralda dove potevo comprare e usare qualsiasi materia prima a Corte San Ruffillo dove avevo questi obblighi ti cambia la visione stessa della cucina”.