Il matrimonio perfetto: le cartellate e il cotto di fichi
Sono un simbolo indiscusso dei dolci tipici natalizi pugliesi e continuano ad essere le protagoniste delle tavole moderne. Le cartellate, semplici e versatili, si realizzano con pochissimi ingredienti: farina, vino bianco, olio evo e poco più.
Ricordano un merletto o i rosoni di alcune cattedrali, ma sono il frutto della manualità delle donne, impegnate prima a tirare una sfoglia a regola d’arte e poi a comporre la propria opera.
Con tutta probabilità il nome farebbe riferimento alla forma arabesca incartocciata, ricordando la carta nel momento in cui si ripiega la sfoglia su sé stessa e si formano le rose. Ma, nella tradizione cristiana, c’è chi fa riferimento alle fasce che avvolgevano Gesù nella culla o alle corone di spine della crocifissione.
Tante le testimonianze delle lunghe radici delle cartellate, le quali trovano traccia in un manicaretto simile, disegnato in una pittura rupestre del VI secolo Avanti Cristo, nel barese.
L’altro dolce pilastro del Natale che prevede l’utilizzo del cotto di fichi sono i calzoncelli. Che siano ripieni di castagne o di ceci, molto di frequente è questa salsa dolce che li accompagna in tavola. Utilizzato proprio come si farebbe con il miele, intensifica il sapore del ripieno di questi dolci cuscini della tradizione. In alcune varianti c’è chi unisce il cotto, in piccole quantità, anche per realizzare il composto di farcitura.
Nel materano il cotto di fichi fa parte dell’Arca del Gusto
I confini delle tradizioni non rispecchiano quasi mai quelli geografici. Sono molte le comunanze tra Puglia e Basilicata. Infatti, anche il cotto di fichi lo si ritrova inserito tra i prodotti lucani dell’Arca del Gusto di Slow Food.
Anch’esso realizzato esclusivamente con fichi freschi e senza l’aggiunta di zucchero. Si trattava di un vero e proprio dolcificante, seppure molto intenso, diffuso particolarmente nell’area materana.
Tra le ricette tramandate oralmente si nota la sua presenza nella preparazione di biscotti, dolci, ma anche primi piatti tipici come la “lag’na recc pu mier’cutt”. Lo si realizza ancora ad Irsina e lo si consuma tradizionalmente la Domenica delle Palme. Si tratta di una pasta riccia condita con la mollica del pane raffermo, grattugiata e fritta in olio evo, e il cotto di fichi.