Il rispetto è fondamentale, non ci si deve mai stancare di dirlo
Dopo una Laurea in Enologia a Firenze Caterina rientra in Calabria per dare il suo contributo nel ristorante di famiglia, in sala e sul fronte vini. Prima di entrare definitivamente in cucina e prendersi cura del ristorante Dattilo, passa a Castel di Sangro dalla scuola di Niko Romito; un’esperienza importante, come per tanti altri giovani cuochi italiani e non, che da quella scuola di alta formazione hanno attinto metodo e idee.
Poi rientra a casa, a Strongoli, per nutrire quel luogo attorniato dalla natura, il ristorante che già allora aveva una stella. Oggi il pensiero è ancora più maturo ma fa leva su principi che hanno sempre condizionato la sua famiglia, a cominciare dal rispetto.
“Per noi il rispetto deve posarsi su qualsiasi elemento. Dalle materie prime all’ambiente, dai collaboratori ai clienti, fino al luogo che ci ospita” - ci dice subito Caterina.
“Personalmente vivo il rispetto come un dono e come un’attitudine genuina, che si esprime naturalmente, senza forzature. Se lo doniamo a tutti questi elementi questi viaggeranno in sinergia. Pensiamo all’ingrediente, se lo rispetti lui ti darà il suo meglio”.
Probabilmente il ristorante è lo spazio in cui la sinergia, o il suo contrario, sono più tangibili. Pensiamoci: ogni volta che facciamo tappa in un’insegna possiamo avere la percezione di armonia e di continuità - tra il luogo, il cibo, le persone, la sala - oppure di disarmonia. Non bisogna nemmeno essere troppo formati per capirlo!
“Penso che al cliente si debba dare un racconto vero. Bisogna essere ciò che si dichiara, quindi se si parla di rispetto questo dev’essere visibile. Così come credo che Dattilo sia un ristorante che per essere capito vada anche vissuto. Per questo a chi viene a trovarci non consiglio solo di recarsi a pranzo o a cena, ma di andare un po’ più a fondo. Di passeggiare con mio padre nei campi, per esempio. Di affacciarsi all’orto. È così che la lettura diventa completa”.