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Devozione? No, grazie!

03/03/2023

Devozione? No, grazie!

Se ne parla, se ne parla e non si agisce!
Questa è la sensazione che, spesso, proviamo quando si cerca di affrontare il problema della carenza di personale, in sala e in cucina. Quando si affronta il tema delle risorse umane sembra che sia tutto complicato, a tratti scivoloso. Allora proviamo a cambiare il modo, cominciando a sostituire i termini; reintroduciamo quello di persone!

Facevo questa riflessione mentre, pensando a quale tema professionale mi stava più a cuore in questo periodo, guardavo il film Il capo perfetto, con Javier Bardem che ne interpreta il ruolo. Un capo che chiede devozione alla sua fabbrica di bilance, che fa ruotare tutta la sua vita attorno ad essa e che, alla fine, resta vittima di questo.

E mi è venuto in mente l’errore, quello principale perché ce ne sono molti altri, che si fa nei colloqui di lavoro: quello di valutare l’assunzione sulla base della devozione a un’idea di ristorazione che è solo nella mente dello chef patron.
 

In questi anni si è ormai interrotto, fortunatamente, il meccanismo degli chef star. Questo fa pensare che tutto si sia rotto ma non è così. Le persone esistono, non sono solo risorse umane e qui sta il primo cambiamento. Esistono e chiedono di essere valutate su basi diverse dalla devozione. Sulla serietà professionale, sulla condivisione di obiettivi, sul fatto che sono giovani e vogliono imparare quando si tratta di ragazzi e ragazze. Ma se la risposta a questo è quella che ho sentito di recente a un convegno dove uno chef di mezza età ha liquidato la faccenda con un “i giovani non sanno cos’è la fame”, allora di strada da percorrere ne resta ancora molta e il tempo a disposizione è troppo poco.

Per fortuna che non sanno cos’è la fame. I nostri padri hanno fatto di tutto per non farla più provare ai propri figli!

Cosa fare, quindi, durante un colloquio di lavoro?

Innanzitutto, da parte del ristoratore, avere le idee chiare. Gli annunci sono pieni di sciatteria, non espongono quasi mai le mansioni per cui si cerca personale: AAA cercasi cameriere non potrà mai attirare né chi ha competenze ma neppure chi ha solo attitudini. Oggi ci sono nuove competenze che emergono in ogni ambito, anche in quello della ristorazione. Adottare un linguaggio diverso diventa obbligatorio!

In sala bisogna guardare e ricercare, ad esempio, la serietà professionale, la capacità di essere empatici, di conoscere le lingue, di avere gusto e piacere del cibo, di essere igienicamente puliti, anche con la barba certo, ma perfetta. In cucina alla passione, alla duttilità, alla voglia di imparare.
Mi si dirà: ma se non si presentano neppure il primo giorno di lavoro? È vero ma non facciamo un fascio indistinto di tutto. Quelli che non sono in grado di badare a sé stessi restano una minoranza nel mondo.

Pensiamo in un’altra logica; proviamo a coinvolgere, a motivare fin dal primo approccio, a raccontare il bello, perché c’è il bello in questa professione, a spiegare bene il ruolo, la sua importanza per il successo collettivo del ristorante.

Forse, adottando parole nuove si creeranno anche persone motivate!  

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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