I vini Dornach
La varietà dell’uva non è il fine… ma il mezzo. È un concetto semplice quanto non così scontato, che Patrick difende a spada tratta. “Non sono un appassionato delle varietà. In un certo senso metto le varietà a disposizione della tipologia di vino che ho in mente. Pensare che un’uva si esprima in modo uniforme, solo perché è della stessa varietà, è un errore. Il raccolto di una stessa varietà è una commistione di geologie e tratta diversi, per cui a quel punto mi servo delle varietà per produrre qualcosa di unico e mai uguale a se stesso”.
In totale Dornach dispone di circa sette ettari che comprendono Pinot Bianco, Pinot Grigio, Pinot Nero, Chardonnay, Manzoni Bianco e Gewustraminer. A questi vitigni si aggiungono dal 2013 i Piwi. Per anni i vini sono stati ripartiti in modo originale, con i numeri e trovate grafiche per distinguere le selezioni dai vini da beva. Molti di voi le ricorderanno.
Oggi Patrick può raccontarci una nuova organizzazione
“Abbiamo da poco definito tre categorie che prendono il nome dai nostri figli. Louis, Aurélie, Cécile. L’ultima categoria include solo i vini ottenuti dai Piwi, ovvero dai vitigni resistenti, su cui noi crediamo da tanto tempo. Questa piccola rivoluzione interna è servita per facilitare il ristoratore nel racconto dei nostri prodotti".
Opportuna, a questo punto, la domanda sul rapporto con i ristoranti.
“Credo che il rapporto tra ristoratore e viticoltore debba essere molto di più di un mero scambio. Ci dev’essere progettualità e visione comune per dare un significato all’acquisto e al servizio. Idealmente i miei vini dovrebbero arrivare solo da chi è allineato al nostro pensiero. Non è facile, ma se posso dare un suggerimento ai ristoratori e ai viticoltori… conosciamoci, conosciamo le persone che acquistano il vino e quelle che lo producono! Non è facile, le distanze e gli impegni non aiutano, ma almeno documentiamoci”.