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Esausto ma pieno di vita!

16/12/2024

Esausto ma pieno di vita!

Il valore di un’azienda oggi si misura anche nell’impegno per la promozione di buone pratiche, come quelle riguardanti l’ambiente e il riciclo. La voce autorevole di un brand diventa infatti strategica per divulgare informazioni che arrivano dritte ai consumatori e utilizzatori finali.
Secondo l’ultima ricerca di mercato condotta da NielsenIQ a fine giugno 2024, Olitalia si riconferma "La Marca Preferita dagli Chef italiani", tra le marche di olio più utilizzate nelle cucine e sulle tavole degli esercizi commerciali. Olitalia è di gran lunga la prima marca che viene in mente in modo spontaneo agli operatori del settore ed è la marca con l’indice di fedeltà più elevato rispetto ai concorrenti.

E questo è solo un tassello del percorso di Olitalia, un cammino impegnativo e continuo che ha trovato il suo culmine con la presentazione del secondo Bilancio di Sostenibilità del 2023. Questo importante documento riflette l'impegno costante dell'azienda nel promuovere pratiche e iniziative volte a garantire un impatto positivo sull'ambiente, sulle comunità in cui opera e sulla società nel suo complesso. Attraverso questo approccio, Olitalia si propone di perseguire la sostenibilità in tutte le sue attività, contribuendo così a costruire un mondo migliore per le generazioni presenti e future.

 

Olitalia è una realtà in prima linea sul fronte delle buone pratiche

Con il progetto Esausto ma pieno di vita! l’azienda specializzata nella produzione di oli e aceti, leader nel canale food service, aggiunge un nuovo tassello al suo piano di sostenibilità intraprendendo un percorso di sensibilizzazione per il corretto smaltimento degli oli vegetali esausti. Ci spiega Andrea Marchelli, direttore marketing di Olitalia: “Raccogliere correttamente l’olio esausto per destinarlo al riciclo consente non solo di ridurre l’inquinamento, ma anche di trasformare un rifiuto in una nuova risorsa, come biodiesel, sapone, asfalto e biogas. La sostenibilità è un valore fondamentale per noi di Olitalia ed è per questo che da diversi anni, abbiamo intrapreso un percorso fatto di azioni concrete che si inserisce in un piano più ampio di attività raccolte nel nostro Report di Sostenibilità”.

L’iniziativa rientra nel piano di attivazione di buone pratiche per il settore Ho.Re.Ca. promosse dal progetto Amicambiente che, grazie alla collaborazione con APCI, contribuisce a moltiplicarne gli impatti positivi.

Esausto ma pieno di vita!

 

Cosa si intende per olio esausto

Innanzitutto chiariamo cosa si intende con il termine olio esausto. Rientrano nella categoria degli oli esausti tutti i grassi alimentari che si utilizzano in cucina per friggere o soffriggere e cioè l’olio extravergine di oliva o di semi, ma non solo. Sono da considerare esausti anche:

• l’olio di conservazione dei cibi in scatola (tonno, sardine, condimenti vari);

• i grassi animali (burro, strutto, lardo);

• gli oli alimentari scaduti o deteriorati

 

Perché differenziare l’olio esausto

Separando l’olio esausto dal resto dei rifiuti organici si evitano gravi danni a terreni, falde acquifere, mare e corsi d’acqua. In sostanza, non disperdendolo, si evita che l’olio formi una pellicola invisibile, ma estremamente resistente, che mette in pericolo la vita della flora e della fauna marina e terrestre. 

Secondo il Rapporto Ambientale Conoe 2018, un solo chilogrammo di olio vegetale esausto smaltito impropriamente può inquinare una superficie di 1.000 metri quadrati (pari quasi alla superficie di una piscina olimpionica), causando costi aggiuntivi per il pretrattamento delle acque da depurare e per evitare l'intasamento dei sistemi di pompaggio.

Da questi dati si comprende come, oltre al danno ambientale, la raccolta differenziata scongiura la beffa economica! L’olio esausto versato nella rete fognaria infatti danneggia le condutture e i depuratori gravando sui costi di gestione degli impianti, costretti a dotarsi di sistemi per separare la parte oleosa da quella acquosa.

 

L’olio vegetale esausto non si ferma, si rigenera

Gestendo correttamente gli oli si ottengono anche diversi benefici economici: si hanno minori costi di manutenzione, si evitano sanzioni pecuniarie e si riduce l’importazione di petrolio. Se tutto l’olio esausto prodotto nelle cucine italiane venisse rigenerato, si potrebbe importare una minore quantità di petrolio e risparmiare 75 milioni di euro/anno.
Se è vero che l’olio esausto è altamente inquinante, è altrettanto vero che, se opportunamente raccolto e trattato, può diventare anche una risorsa molto preziosa.

Arrivato alla fine del suo ciclo di vita in cucina, l'olio esausto, se riciclato correttamente, torna come una nuova risorsa utile sul mercato. Dopo averlo usato e separato dal resto dei rifiuti, viene raccolto per ricavarne vernici, inchiostri, saponi, candele ma soprattutto biodiesel. Il biocarburante così ottenuto alimenta un percorso circolare di sostenibilità, gusto e continua rigenerazione.

 

Il biodiesel: l’approfondimento

Ma cos’è nello specifico Il biodiesel, di cui oggi si inizia diffusamente a parlare? Il biodiesel è un biocarburante rinnovabile che riduce di circa il 40% le emissioni di CO2 rispetto al gasolio fossile. Ne esistono di diversi tipi. Quello ottenuto da scarti organici come grassi e oli vegetali esausti è il più ecologico di tutti. Infatti, diversamente da altre tipologie di biocarburante, non deriva da coltivazioni ad hoc (soia, palma, cereali o colza) e quindi non entra in competizione con l'agricoltura alimentare. Questo biocarburante è detto di seconda generazione.

 

“Con questa campagna Olitalia vuole veicolare ai professionisti, e non solo, un messaggio chiaro: l’olio vegetale esausto è protagonista di un circolo virtuoso! Raccogliere l’olio esausto è un gesto sostenibile che protegge l’ambiente! – afferma Andrea Marchelli – Il nostro compito è quello di sensibilizzare tutti i professionisti della ristorazione fornendo loro le chiavi di lettura di cosa vuol dire concretamente evitare la dispersione dell’olio esausto”.

 

Esausto ma pieno di vita!
a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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