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Fiere, fiere, fiere… e uno sguardo sul mondo

29/01/2024

Marca, Sigep, Pescare Show, Fiera dell’Alto Adriatico, Aquafarm, Beer and Food Attraction, Fieragricola, Taste, Bit, Hospitality, Identità Golose, Agri Travel, Divino Il mercato dei vini, Il Bontà, Slow Wine Fair, Apimell, Cucinare, Agroalimenta, Gate & Gusto, Tirreno CT, Futurpera, EnoliExpo, Fa’ la cosa giusta, Ristorexpo, Mediterraneo Wine & Food and Travel, La Fiera di vita in campagna, Lombardia Carne, Horeca Expoforum, Fiera dell’Agricoltura, Novelfarm, Agriumbria, Vinitaly, Campanialleva Expo, Vinum, Agrinatura, Macfrut, Cibus.

Sono 37 le fiere che si svolgono in Italia da metà gennaio a metà maggio e che riguardano la filiera dell’agroalimentare, vino e ristorazione.
 

In quattro mesi ci sono in media tre fiere alla settimana, senza contare quelle di dimensioni minori, locali, i mercati dei piccoli produttori e le grandi fiere internazionali come Fancy Food a Las Vegas, Sea Food Expo a Barcellona, Biofach a Norimberga che per l’export italiano rappresentano appuntamenti irrinunciabili. 

Segno di vitalità per il comparto? Necessità di contatti reali anziché virtuali? In parte si, considerando che, più o meno, tutte queste manifestazioni hanno successo e, dopo il periodo pandemico, hanno ripreso alla grande il loro ruolo.
Resta comunque vero che il comparto sta entrando in una spirale incontrollata di complessità di cui, pur essendoci tutti questi momenti di incontro, non si riesce a capire del tutto la portata.


Ci muoviamo, molte volte, spinti da una volontà che si basa sulla voglia di andare avanti, di crescere, senza guardare con la dovuta attenzione, ciò che accade nel mondo globale.

Forse è un bene, tipico dell’imprenditore italiano che non si ferma davanti alla burocrazia del Paese che fa più danni di mille guerre e quindi abituato a risolvere da sé i problemi, ma credo che una riflessione su ciò che accade intorno a noi sia comunque necessario farla.
 

Viviamo in un periodo che, pensavamo, non sarebbe mai più ritornato: la guerra in Europa, nel vicino Medio-Oriente. In Ucraina una guerra ancora novecentesca, con le trincee, dove conquistare qualche metro di terra, da due anni, significa migliaia di morti. In Medio-Oriente una vendetta tra due popoli che, in quanto popoli, vorrebbero vivere in pace ma sono soggiogati da governi, uno terroristico, l’altro non si riesce a definirlo, che non guardano in faccia alle persone.

Entrambe le situazioni mirano a mettere in discussione una dimensione ancora giovane rispetto a come si è sviluppato il mondo: la democrazia. Quel sentimento nato da poco più di due secoli che consente a noi di svolgere il nostro lavoro, le nostre vite in maniera pacifica.

Perché metto l’accento su questi argomenti, partendo dalle fiere dell’agroalimentare; perché, oltre alla distruzione, ai morti, all’attacco alle democrazie, in quei territori accadono cose che riguardano tutti noi, le nostre imprese, le nostre vite.
 

Pensiamo a cosa vorrà dire circumnavigare l’Africa per le merci che devono arrivare in Italia, a causa delle tensioni nel Mar Rosso, o che devono partire dal nostro Paese (per l’ortofrutta il danno ammonta già a più di 300 milioni di euro), a quanto tutto questo inciderà, in termini di costi, sulla vita delle famiglie italiane. Pensiamo alle scorte di grano che cominciano a venir meno dall’Ucraina, oppure al gas russo che è sotto embargo.

Situazioni che lasceranno segni profondi sulle nostre economie, in particolar modo riguardo al cibo, un bene essenziale visto che è al centro delle nostre vite come testimoniano le manifestazioni che lo promuovono.


Benhur Tondini

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