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Gelatai veneti alla conquista della Germania

13/03/2025

Gelatai veneti alla conquista della Germania

Rialto, Dolomiti, San Marco, Cortina…. Questi sono i nomi più comuni delle storiche gelaterie artigianali presenti in Germania, e i nomi legati a luoghi del triveneto non sono solamente episodi di italian sounding, ma una traccia di un certo tipo di emigrazione avvenuta fin dalla seconda metà dell’Ottocento. 

La fine del XIX secolo ha visto una crisi agraria in molte zone del nostro paese, tra cui il Veneto, dovuta alla scarsità di risorse, alle difficoltà nel mercato internazionale dei prodotti agricoli e all’incapacità di modernizzare il sistema nel suo complesso. Molte zone che basavano i propri introiti sull’attività agricola, come le zone remote zone più remote delle valli e delle montagne venete, furono tra le più svantaggiate.

Come in molte altre regioni italiane, la povertà non derivava da un solo problema, ma era multifattoriale: le risorse naturali, come le miniere di ferro, erano ormai esaurite o poco produttive, e il lavoro nelle miniere e nelle fabbriche era precario e scarsamente remunerato, costringendo molti a cercare altrove delle fonti di sostentamento alternative.

Furono gli anni delle grandi migrazioni nelle Americhe, specie nel sud, ma in molti si spostarono anche a nord. Molti di questi, che si trasferirono principalmente in luoghi di lingua tedesca, provenivano dalle valli del Cadore e dalla Val di Zoldo. In un certo senso in queste zone non si fece altro che continuare un’abitudine che già era ben radicata nel tessuto sociale, come in tutto l’arco alpino, infatti, qui gran parte dell’economia si reggeva sul commercio ambulante di merci di vario genere. In particolare, zoldani e i cadorini erano noti per il commercio di chiodi, pere cotte e zalet (dolci poi diventati tipici della città di Venezia). Questa forma di commercio era principalmente appannaggio maschile e seguiva un ciclo stagionale: in estate si lavorava, mentre in inverno gli uomini facevano ritorno alle loro valli, dove ritrovavano amici e familiari. Inizialmente una delle mete favorite fu l’Austria, con Vienna in testa, ma anche Prussia e Unione Sovietica erano considerate dei buoni posti dove far fiorire i loro commerci. Col tempo queste figure si specializzarono nella vendita di caldarroste e dolci in genere, e a poco a poco emerse sempre più la figura del gelataio.  

La pratica della vendita ambulante di gelati ebbe una battuta d’arresto durante la Prima guerra mondiale, ma già dagli anni’20 riprese con forza, coinvolgendo uomini da tutto il Triveneto. La destinazione principale divenne la Repubblica Federale Tedesca con le sue città Berlino, Hannover, Stoccarda e Monaco. Il grande successo di queste attività spinse i lavoratori ad abbandonare progressivamente i carretti e la vendita ambulante, aprendo le prime gelaterie tra le mura delle città. Una delle prime gelaterie del paese fu fondata a Monaco di Baviera dalla famiglia Sarcletti, raggiungendo un successo che ha permesso di continuare l’attività fino ad oggi.  

L’immigrazione italiana in Germania iniziò a crescere a ritmo sostenuto fino alla Seconda guerra mondiale, ma riprese poi con vigore verso gli anni 50 durante il miracolo economico tedesco, dove il gelato diventò simbolo di ottimismo e benessere, molto richiesto specie nella zona della Ruhr. Durante questo periodo le gelaterie acquisirono un ruolo sociale importante, diventando un’alternativa per famiglie alla classica birreria.

Nel 1969, i gelatieri veneti in Germania diventarono talmente tanti che decisero di fondare un’associazione, l’Uniteis, che ancora oggi conta circa 1.000 soci e rappresenta 2.200 gelaterie in tutto il paese.  Le gelaterie divennero anche dei veri e propri punti di riferimento per gli emigrati italiani: bastava leggere un nome italiano sull’insegna e i nuovi arrivati sapevano di poter contare su informazioni preziose su come ambientarsi in terra straniera, possibilità di telefonare a casa, pasti e talvolta anche un letto dove dormire. Col passare degli anni l’emigrazione divenne sempre meno stagionale e più stabile: le famiglie iniziarono a riunificarsi in Germania e i figli iniziarono a frequentare scuole tedesche, spesso scegliendo carriere che li allontanassero dal mondo lavorativo della generazione precedente, ma questi trasferimenti ebbero un impatto forte anche sulla condizione femminile delle mogli dei gelatai. 

Se infatti in una prima fase le donne restavano sole per mesi dovendo badare a casa, campi, animali e figli, quando iniziarono a seguire i mariti all’estero si dedicarono alla gestione dei negozi, gestendo bilanci e burocrazia in generale, e accrescendo di conseguenza il loro ruolo all’interno del business familiare. Con il tempo, assunsero poi un ruolo sempre più centrale, lasciando i mariti nei laboratori e diventando le vere responsabili della gestione delle gelaterie. Forti della loro indipendenza lavorativa e del nuovo contesto il più delle volte cittadino, le donne iniziarono a confrontarsi con nuove mentalità, avviando un precoce percorso di emancipazione femminile. 

Gelatai veneti alla conquista della Germania
Gelatai veneti alla conquista della Germania

Tra i prodotti più consumati nelle gelaterie tedesche ancora oggi c’è lo Spaghettieis. Inventato alla fine degli anni ’60 a Mannheim dal gelataio Dario Fontanella si tratta di un gelato estruso con una pressa per Spätzle o uno schiacciapatate, formando delle specie di spaghetti, poi condito con salsa alla fragola, per imitare il pomodoro e scaglie di cioccolato bianco, per il parmigiano. Esistono molte varianti della ricetta originale di Fontanella, come quella con cioccolato e noci, che dovrebbe evocare gli spaghetti alla bolognese, o con pezzi di brownie per richiamare delle polpette.

Per anni, lo Spaghettieis è rimasto una specialità poco conosciuta al di fuori della Germania, presente solo in alcune gelaterie e locali selezionati. Dal 2014, ha guadagnato popolarità anche sui social media, comparendo più frequentemente all’interno dei menu.

Nel museo Haus der Geschichte di Bonn, è stata allestita una sala come una gelateria anni Sessanta, con le coppe in bella vista e, alle pareti, i poster di Venezia. Non si tratta di un bar o di un locale qualunque, ma della ricostruzione fedele del locale di una famiglia proveniente dalla Val di Zoldo, a rappresentare una delle tante gelaterie che da fine Ottocento a oggi sono state aperte dai veneti in cerca di un posto migliore dove vivere. Oggi la Germania è il maggior produttore europeo di gelato, con circa 612 milioni di litri solo nel 2023, superando Francia e Italia per il secondo anno consecutivo. Il mercato è dominato dalla produzione di grandi catene come Lidl, ma se guadiamo alle sole gelaterie artigianali, circa 6000 in tutto il paese, il 90% di queste è ancora in mano alle stesse famiglie di origine veneta. 

a cura di

Federico Panetta

Varesotto di origine, è come una biglia nel flipper dell'enogastronomia. Dopo la formazione alberghiera lavora in cucina e si laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma. Oggi si occupa di comunicazione gastronomica collaborando con diverse riviste di settore.
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