Come reagisce Urbino, città d’arte per eccellenza, alla tua proposta di ristorazione? Sono più i turisti o gli urbinati gli ospiti del Portanova?
“A Urbino, per anni, ha avuto una ristorazione mordi e fuggi. Si veniva a Urbino per la città, l’arte, la cultura ma non per dare valore al cibo, anche se questa è una terra ricchissima di materie prime straordinarie. Quando abbiamo aperto nessuno credeva che, con questa nuova proposta, avremmo superato i sei mesi. Invece dobbiamo prima di tutto ringraziare gli urbinati che ci hanno spronato e incentivato. Nel periodo invernale lavoriamo tantissimo con gli urbinati e gli ospiti di vicinato, da Riccione, San Marino, Pesaro. D’estate, invece, il 70% della clientela è il turista straniero. Amazing è la parola che sentiamo di più in sala”.
Tua moglie Silvia è fondamentale. Così l’hai definita in un nostro precedente incontro. Spiegami perché?
“Perché è una maledetta spronatrice! Ti faccio un esempio: cambio del menu a ogni stagione. Per me è il periodo più intenso, proviamo e riproviamo ogni piatto fino a definire la carta. Una volta deciso per me è fatta, mi rilasso. Dopo due giorni Silvia torna con una nuova idea. Lei è un laboratorio di idee, una punta di diamante della sala del Portanova. Lei studia ogni dettaglio della sala, mentre siamo in giro sulle nostre colline blocca l’auto solo perché ha visto in lontananza un cespuglio di fiori che starebbero bene sui tavoli. Ha una passione smodata per le cose belle, solo per la propria soddisfazione, che contagia i nostri ospiti”.
Non ci resta che chiederlo a lei. Silvia, della sala ti piace più il dialogo con gli ospiti o la preparazione degli spazi?
“Domanda facile! Il contatto con le persone è la risposta, perché è uno scambio continuo di pensieri, di idee. Ti racconto un episodio successo proprio oggi a pranzo. È venuta una signora che frequentava, molti anni fa, questo stesso luogo che, al tempo, era l’Osteria dell’Adelina. L’Adelina, mi ha raccontato la signora, era famosa per i suoi biscotti all’anice che teneva custoditi in un bastone di legno. Era una cosa che non sapevo e che mi ha subito fatto venire un’idea che vedrai realizzata la prossima volta che verrai. Questo lavoro mi è sempre piaciuto, mentre studiavo giurisprudenza ho fatto un’esperienza scuola-lavoro in un bar. Quell’esperienza mi ha fatto capire che non sarei mai stata un avvocato, pur laureandomi, ma avrei lavorato in una sala di ristorate. Cosa che poi ho sempre fatto. Mi piace dire che è stata la sala a scegliermi e non il contrario. Al Portanova ho raggiunto la mia massima espressione perché è una cosa mia e di Giuseppe, è la nostra vera casa. Qui accogliamo gli ospiti mettendo su ogni tavolo un diverso biglietto di benvenuto che ricavo dalla mia altra grande passione: la lettura. Quella stessa che mi ha portato ad aderire all’iniziativa della Biblioteca per la cura di sé: si tratta di una rete di locali pubblici a Urbino che mette a disposizione dei propri ospiti libri che possono portarsi via e, una volta letti, riportarli in uno di questi locali”.