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I dati del XXII Rapporto Ismea-Qualivita su DOP e IGP

16/12/2024

I dati del XXII Rapporto Ismea-Qualivita su DOP e IGP

È stato presentato, nei giorni scorsi a Roma, il XXII Rapporto Ismea-Qualivita sul settore dei prodotti italiani DOP-IGP, alla presenza del ministro delle Politiche Agricole e Sovranità Alimentare, on. Francesco Lollobrigida.

I dati più rilevanti del Rapporto sono riassumibili in due cifre molto significative: la DOP economy supera i 20 miliardi di euro di valore alla produzione e crea occupazione per 850.000 addetti.

Ma non sono solamente questi i risultati presentati dai vari relatori. 

Il sistema della DOP economy

“I dati di questo Rapporto confermano che le Indicazioni Geografiche italiane rappresentano un sistema resiliente, capace di affrontare con successo le molteplici sfide che il 2024 ha posto, sia in ambito climatico che commerciale. Questo risultato è sostenuto da una base occupazionale solida e dal continuo potenziamento dei 317 Consorzi di tutela riconosciuti dal MASAF. In particolare, i dati relativi al Sud Italia in crescita da un quinquennio, evidenziano un rafforzamento del modello della Dop economy in quei territori, a testimonianza della capacità del settore di radicarsi e prosperare anche in contesti complessi. Guardando al futuro è fondamentale che il settore DOP IGP, con le istituzioni italiane ed europee, rivolga la massima attenzione alle rapide trasformazioni tecnologiche nel campo alimentare e alle dinamiche evolutive dei mercati internazionali, per assicurare al sistema un livello sempre più alto di competitività e sostenibilità” ha spiegato Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita che sovrintende allo scenario dei prodotti a denominazione geografica, sia quelli alimentari sia i vini.

E sui vini il Rapporto rileva una leggera contrazione sia come quantità (-0,7%) che come valore (-2,3%) attestandosi su 11 miliardi euro che, sommati ai 9 miliardi del comparto cibo, che cresce rispetto a dodici mesi fa del 3,5%, raggiungono l’importante cifra di 20 miliardi di valore alla produzione, pari al 19% del fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. Una crescita costante che, in dieci anni, è aumentata del 52%.

Le esportazioni del comparto DOP IGP confermano un valore di 11,6 miliardi € (-0,1% sul 2022) e un trend del +75% in dieci anni. La crescita nei Paesi UE (+5,3%) compensa il calo nei Paesi Extra-UE (-4,6%), dato particolarmente significativo alla luce dell’attuale dibattito sui dazi, con i Paesi terzi che assorbono oltre la metà (52%) dell’export della Dop economy italiana e gli Stati Uniti, prima destinazione in assoluto, che da soli valgono oltre un quinto (21%) delle esportazioni italiane DOP IGP.

In questo scenario vanno bene, in particolare, i formaggi (+5,3%), per la prima volta sopra i 5,5 miliardi e con la produzione più alta degli ultimi cinque anni, - tra i primi dieci prodotti DOP e IGP i formaggi detengono cinque posizioni - ma buone crescite in valore anche per oli di oliva (+33%), prodotti della panetteria e pasticceria (+9%) e carni fresche (+10%). L’export raggiunge 4,67 miliardi € (+0,7% su base annua e +90% sul 2013), grazie soprattutto alla crescita nei mercati UE (+6,4%). Numeri frutto dell’impegno di 87.212 operatori, 585mila occupati, 182 Consorzi di tutela autorizzati dal Masaf e 42 Organismi di controllo.

I prodotti DOP e IGP nel mondo
Al 31 ottobre 2024 si contano complessivamente 3.193 prodotti DOP IGP STG nei Paesi UE, di cui 1.564 agroalimentari e 1.629 vitivinicoli. A questi si aggiungono le 236

produzioni DOP IGP STG registrate in 19 Paesi extra comunitari – dato che include

anche la denominazione transnazionale di Irlanda, Regno Unito. In Europa i

prodotti agroalimentari sono ripartiti in 667 DOP, 833 IGP e 64 STG, mentre i vini

si dividono in 1.185 DOP e 444 IGP.

L’Italia vanta ben 856 DOP e IGP, confermandosi prima nazione al mondo per numero di certificazioni, pari a circa un terzo di tutte le denominazioni.

Questo risultato è frutto di un’attenta politica territoriale portata avanti dai consorzi e dalla Fondazione Qualivita, insieme a ISMEA.

“ISMEA è da oltre vent’anni punto di riferimento per l’analisi strutturale ed economica del sistema delle Indicazioni Geografiche, fornendo un contributo significativo alla definizione delle politiche di settore. Accanto a realtà di eccellenza come la Fondazione Qualivita e Origin Italia, l’Istituto supporta il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste in diversi ambiti: dal monitoraggio continuativo dei dati produttivi e di mercato alla valutazione dei Piani di regolazione dell’offerta per rafforzare la competitività e la governance delle filiere, sino all’assistenza tecnica nella definizione della strategia nazionale di valorizzazione e promozione della qualità agroalimentare. Un impegno che vede uniti tutti: imprese, Consorzi di tutela e Istituzioni per la crescita competitiva del sistema della DOP e IGP italiane e per un suo sviluppo in chiave sempre più sostenibile e innovativa” ha affermato, nel corso della presentazione, Sergio Marchi, direttore generale ISMEA.

Nella casistica delle regioni vediamo al primo posto la Toscana con 90 DOP e IGP comprensive del vino, secondo il Veneto con 89 denominazioni e terzo il Piemonte con 84.

Se scorporiamo i prodotti alimentari dal vino il primo posto spetta all’Emilia-Romagna con 44 denominazioni, al secondo pari merito Veneto e Sicilia con 36, al terzo la Lombardia con 34.

I dati del XXII Rapporto Ismea-Qualivita su DOP e IGP

Il valore alla produzione 

Tra i primi cinque prodotti troviamo, al primo posto, il Grana Padano con 211.831 tonnellate prodotte nel 2023 e un risultato pari a 1.885 milioni di euro alla produzione. Seguono, nell’ordine, il Parmigiano Reggiano con 158.015 tonnellate e 1.599 milioni di euro, il Prosciutto di Parma con 74.400 tonnellate e 951 milioni di euro, la Mozzarella di Bufala Campana con 55.588 tonnellate e 528 milioni, il Pecorino Romano con 36.633 tonnellate e 494 milioni.

Per il vino, al primo posto, il Veneto con 53 vini DOP e IGP che evidenziano un valore alla produzione di 4.315 milioni di euro. Seguono il Piemonte con 60 vini a denominazione e 1.248 milioni di euro, la Toscana con 58 denominazioni e un valore di 1.164 milioni di euro.

Dati che si identificano alla perfezione con i più conosciuti prodotti alimentari e vii italiani all’estero. In questo caso il made in Italy funziona davvero, come ha testimoniato Cesare Mazzetti, presidente di Fondazione Qualivita: “La pubblicazione della 22ª edizione del rapporto ISMEA-Qualivita si inserisce in un periodo caratterizzato da tensioni geopolitiche e sfide economiche e sociali senza precedenti negli ultimi 60 anni. In questo scenario, i dati emersi confermano che le Indicazioni Geografiche rappresentano ancora oggi una delle espressioni più emblematiche della tradizione e della qualità del Made in Italy, offrendo un significativo valore aggiunto all'economia del Paese. Oltre a rafforzare l’identità culturale, esse contribuiscono in modo rilevante allo sviluppo economico e alla crescita occupazionale”.

Anche Livio Proietti, presidente ISMEA, ha rafforzato il valore della DOP economy: “Il settore delle DOP e IGP si è attestato per il secondo anno consecutivo sopra i 20 miliardi di euro, confermandosi ancora una volta vitale per l’economia dei territori, attrattivo per nuovi operatori, e trainante per l’intero settore agroalimentare. Un sistema solido, nonostante i pesanti condizionamenti del clima e il complesso scenario geopolitico di questi ultimi anni, in grado di rispondere in maniera ordinata e composta alle sfide della contemporaneità, grazie all’intraprendenza del tessuto imprenditoriale, alla capacità di governance dei consorzi di tutela e al costante impegno delle istituzioni”.

Gli impatti regionali e provinciali e quello della GDO

Il Veneto miete successi in questa XXII° edizione del Rapporto: è infatti la prima regione, con 4,85 miliardi di valore, e Treviso la prima tra le province, con 2.217 milioni di euro. Al secondo posto L’Emilia-Romagna con 3,87 miliardi e seconda tra le province Parma, con 1,672 milioni di euro.

Il valore al consumo delle DOP e IGP rilevato nel canale GDO è di 5,9 miliardi di euro, il 67% nel cibo e il 33% nel vino, con i formaggi che, anche qui, fanno la parte del leone con 2,51 miliardi di venduto.

Anche il turismo è un fattore importante nella DOP economy, grazie al ruolo strategico dei consorzi, ma è un fenomeno che deve strutturarsi meglio, come evidenzia Mauro Rosati: “Il nuovo regolamento europeo riconosce ai Consorzi di tutela una competenza aggiuntiva: la gestione delle attività turistiche legate alle Indicazioni Geografiche. Il turismo enogastronomico, in particolare nel settore vitivinicolo, è un motore strategico

per il settore DOP IGP e un’opportunità di rilancio. Tuttavia, questa nuova prospettiva economica richiede riflessioni e interventi mirati. L’eccessiva “musealizzazione” di alcune imprese agricole può creare un evidente squilibrio laddove privilegia l’aspetto

turistico e relega in secondo piano il contesto culturale e produttivo, con il rischio di generare un “effetto Disneyland” che trasforma i territori di pregio italiani in una sorta di parco tematico. I Consorzi di tutela devono intensificare la vigilanza sulle attività di operatori terzi che utilizzano le denominazioni per scopi commerciali, rischiando talvolta di danneggiare la reputazione del marchio. Inoltre, i fenomeni di overtourism rappresentano una sfida cruciale da affrontare, soprattutto per aree fragili e peculiari ed è necessario sviluppare strategie efficaci per preservare i territori, garantendone la

sostenibilità”.

 

Le conclusioni del ministro Lollobrigida

Il ministro Lollobrigida ha riassunto i lavori di presentazione con questa dichiarazione: “Il XXII Rapporto Ismea-Qualivita ci descrive una Dop economy che continua a essere un pilastro fondamentale per il nostro sistema agroalimentare. Un valore complessivo alla produzione di oltre 20 miliardi di euro e una crescita del comparto del cibo del 3,5% nel 2023, testimoniano la forza delle nostre filiere e la qualità che il made in Italy rappresenta nel mondo. Nonostante le attuali sfide geopolitiche, i nostri prodotti DOP e IGP guidano l’export, confermando il ruolo strategico dei 317 Consorzi di tutela, che coordinano il lavoro di quasi un milione di operatori. Guardiamo al futuro con ottimismo, certi del valore che il nostro agroalimentare sa generare, rafforzando il territorio e l’identità italiana”.

 

 

 

 

 

 

 

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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