Cerca

Premi INVIO per cercare o ESC per uscire

I vini Monte Cimo

13/09/2024

I vini Monte Cimo

Sono passati diversi mesi da Vinitaly ma nonostante il caos - poco funzionale - che ormai si registra nei contesti fieristici, ricordo con esattezza l’incontro con Francesco Chiamenti e i suoi vini, tra i piccoli stand della sezione FiVi (Federazione Italiana Vignaiolo Indipendenti).
Il primissimo fattore ad attrarmi furono le etichette. Ma ne parliamo dopo, meritano un approfondimento. Il secondo fattore: le particolarità di ciò che quelle bottiglie contenevano. Quando poi ebbi modo di ascoltare la storia e l’origine mi furono chiare molte cose. A cominciare dalla freschezza e dall’aromaticità di quegli assaggi.

I vini Monte Cimo

Monte Cimo

Monte Cimo, l’azienda vitivinicola che Francesco conduce con la moglie Serena dal 2018, è situata in un luogo da togliere il fiato. È in località Spiazzi, alle pendici del Monte Baldo, a Caprino Veronese, a quasi mille metri d’altezza, su un terreno roccioso prevalentemente calcareo. 

Se volete rendervi conto della posizione fate una visita al loro sito oppure (opzione consigliata) arrampicatevi fino a lì. Francesco, dopo gli studi enologici e svariate esperienze nel settore, ha deciso di fare vino di proprio pugno. Non ha ereditato appezzamenti: la scelta di dove costituire la cantina e i vigneti è stata voluta e ponderata. “Cercavamo uno spazio ideale per noi. Ideale non per ridurre le fatiche… ma per fare qualcosa di unico! Dopo un’accurata ricerca abbiamo trovato questa porzione collocata tra la Val d’Adige e il lago di Garda. Qui abbiamo rilevato le condizioni che stavamo cercando: un’escursione termica importante e una buona ventilazione. La prima per ottenere vini di grande freschezza, la seconda per contrastare la proliferazione di malattie. Questi due requisiti erano essenziali anche alla luce di ciò che sta accadendo in pianura, con temperature davvero elevatissime che si protraggono a lungo e certamente non aiutano chi vuole fare vino”.
Così ci introducono all’azienda Francesco e Serena. Inoltre a Monte Cimo convivono i presupposti per la crescita dei PIWI, i vigneti resistenti. Una parte di impianti era preesistente (circa la metà), una parte è nuova, per un totale, oggi, di dieci ettari vitati.
“Abbiamo condotto molte analisi agronomiche e geologiche per capire quali fossero le varietà più adatte e ci siamo concentrati solo su alcune. Un altro fatto: alleviamo solo varietà a bacca bianca, perché per altitudine, esposizione e ventilazione sono sicuramente le più adeguate a quest’area. Il 90% della nostra produzione è costituito da PIWI, con le varietà Solaris, Muscaris, Johanniter, Rithos, Crethos. I PIWi sono varietà straordinarie perché resistenti alla peronospora, all’oidio e al gelo, che richiedono quindi minor numero di trattamenti. A questo si aggiunge la nostra scelta di produrre in regime biologico”. 

Il periodo di conversione al biologico si è concretizzato quest’anno per Monte Cimo, pertanto le etichette, dalla vendemmia 2024, presenteranno il bollino.

Cosa significa lavorare a quest’altezza?

“Si accavallano quotidianamente emozioni positive e negative. Da un lato c’è il privilegio di lavorare in un territorio senza eguali, con una vista incredibile, una fauna particolarissima, delle potenzialità ancora inesplorate. Dall’altro lato ci sono le difficoltà, dovute essenzialmente alla logistica e alle forti pendenze. Ma poi, quando arriviamo alla sintesi del lavoro, ovvero ai vini, anche queste difficoltà passano in secondo piano”.

Le etichette, la comunicazione, il pubblico

Conosciamo meglio i vini anche dal punto di vista della comunicazione, grazie alla spiegazione di Serena che cura il marketing di Monte Cimo.
“Abbiamo cercato di dare un nome e un vestito, ossia un’etichetta, che esprimessero sotto più punti di vista ciascun vino. Le etichette sono state realizzate da Giovanni Chiamenti, fratello di Francesco, e ritraggono alcuni fiori del territorio. Il Monte Baldo rappresenta un ecosistema unico per l'eccezionale biodiversità e la presenza di svariate specie endemiche. Non è un caso se viene definito Hortus Europae, Giardino d’Europa. Valorizzare tutto questo nell’immagine delle nostre bottiglie era d’obbligo. Per il Muscari (blend da Muscaris, Incrocio Manzoni, Traminer) abbiamo scelto naturalmente di ritrarre i Muscari, questi particolarissimi fiori a grappolo. Per il 954, che è l’altitudine massima dei nostri vigneti di Solaris (unica varietà impiegata in questo vino), abbiamo scelto il giglio. Il Tre vie (ottenuto da tre cloni di Sauvignon, ovvero Maris, Rithos e Kretos) l’abbiamo rappresentato con tre fiori. Lo Spontaneo, infine, è un blend tra Incrocio Manzoni, Solaris e Muscaris; è senza lieviti, senza aggiunte, senza filtrazioni, senza ossidazioni, insomma spontaneo… come il fiore di cardo che abbiamo apposto in etichetta”. Viene naturale, parlando di immagini e simbologie, chiedere a Serena cosa rappresenti il logo aziendale. “Lasciamo libera interpretazione. Potrebbe sembrare il crinale del Monte Baldo riflesso sul lago di Garda. Per alcuni invece rappresenta una foglia. Sicuramente abbiamo il desiderio di incuriosire chi assaggia il vino anche con queste simbologie”.

I vini Monte CimoI vini Monte Cimo

Ma, va detto, la vera forza propulsiva di Monte Cimo rimangono i vini stessi.

“Ci colpisce quando appassionati e curiosi arrivano qui, in azienda, dopo aver assaggiato i nostri vini al ristorante. Lavoriamo soprattutto con la ristorazione e ricevere ristoratori o loro clienti che arrivano spontaneamente, che percorrono tanta strada per conoscerci, è molto stimolante” confessa Serena.
"A dire il vero è anche uno dei nostri obiettivi: portare qui le persone. È un luogo magico, un contrafforte speciale. Suggeriamo di concedersi il tempo per il sentiero ad anello che circonda la proprietà e di fare visita al Santuario di Madonna della Corona che incombe sul vaio dell’Orsa e sulla val d’Adige. Poi c’è la possibilità di degustare i nostri vini in azienda, a pochi passi dalle vigne e capire sulla propria pelle il clima particolarissimo che pervade i nostri appezzamenti”.
Monte Cimo attualmente produce circa 18.000 bottiglie e lavora soprattutto con un pubblico italiano.

“Siamo convinti - conclude Serena - che ci sia bisogno di affermarsi prima in prossimità e poi puntare anche all’estero, mantenendo saldi i piedi all’origine. È importante legarsi a progetti e cucine del territorio, dà ulteriore senso al nostro lavoro”.

Come sempre abbiamo scelto di non raccontarvi i vini da un punto di vista organolettico. La degustazione la lasciamo a chi vorrà avvicinarsi a questa azienda e a un territorio con tratti unici, da esplorare con guanti di lino. Non manchiamo di ringraziare, anche quest’anno, gli intervistati: trovare del tempo per rispondere in piena vendemmia è tutt’altro che scontato!


www.monte-cimo.it

a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
Condividi