Monte Cimo
Monte Cimo, l’azienda vitivinicola che Francesco conduce con la moglie Serena dal 2018, è situata in un luogo da togliere il fiato. È in località Spiazzi, alle pendici del Monte Baldo, a Caprino Veronese, a quasi mille metri d’altezza, su un terreno roccioso prevalentemente calcareo.
Se volete rendervi conto della posizione fate una visita al loro sito oppure (opzione consigliata) arrampicatevi fino a lì. Francesco, dopo gli studi enologici e svariate esperienze nel settore, ha deciso di fare vino di proprio pugno. Non ha ereditato appezzamenti: la scelta di dove costituire la cantina e i vigneti è stata voluta e ponderata. “Cercavamo uno spazio ideale per noi. Ideale non per ridurre le fatiche… ma per fare qualcosa di unico! Dopo un’accurata ricerca abbiamo trovato questa porzione collocata tra la Val d’Adige e il lago di Garda. Qui abbiamo rilevato le condizioni che stavamo cercando: un’escursione termica importante e una buona ventilazione. La prima per ottenere vini di grande freschezza, la seconda per contrastare la proliferazione di malattie. Questi due requisiti erano essenziali anche alla luce di ciò che sta accadendo in pianura, con temperature davvero elevatissime che si protraggono a lungo e certamente non aiutano chi vuole fare vino”.
Così ci introducono all’azienda Francesco e Serena. Inoltre a Monte Cimo convivono i presupposti per la crescita dei PIWI, i vigneti resistenti. Una parte di impianti era preesistente (circa la metà), una parte è nuova, per un totale, oggi, di dieci ettari vitati.
“Abbiamo condotto molte analisi agronomiche e geologiche per capire quali fossero le varietà più adatte e ci siamo concentrati solo su alcune. Un altro fatto: alleviamo solo varietà a bacca bianca, perché per altitudine, esposizione e ventilazione sono sicuramente le più adeguate a quest’area. Il 90% della nostra produzione è costituito da PIWI, con le varietà Solaris, Muscaris, Johanniter, Rithos, Crethos. I PIWi sono varietà straordinarie perché resistenti alla peronospora, all’oidio e al gelo, che richiedono quindi minor numero di trattamenti. A questo si aggiunge la nostra scelta di produrre in regime biologico”.
Il periodo di conversione al biologico si è concretizzato quest’anno per Monte Cimo, pertanto le etichette, dalla vendemmia 2024, presenteranno il bollino.
Cosa significa lavorare a quest’altezza?
“Si accavallano quotidianamente emozioni positive e negative. Da un lato c’è il privilegio di lavorare in un territorio senza eguali, con una vista incredibile, una fauna particolarissima, delle potenzialità ancora inesplorate. Dall’altro lato ci sono le difficoltà, dovute essenzialmente alla logistica e alle forti pendenze. Ma poi, quando arriviamo alla sintesi del lavoro, ovvero ai vini, anche queste difficoltà passano in secondo piano”.