Le scienze sensoriali e il ruolo nell’industria alimentare
La corrente pratica di questa multi-disciplina si è definita negli ultimi 50 anni, in un contesto che aveva come scopo quello di migliorare la qualità sensoriale nell’industria alimentare. I metodi utilizzati furono adattati a partire da quelli della psicologia sperimentale che si sono evoluti negli ultimi 150 anni e che, a loro volta, traggono radici nei 2500 anni di storia della filosofia.
L’analisi sensoriale, oggi inserita nel più ampio contesto delle scienze sensoriali, si fa strada parallelamente (e in risposta a) al momento storico in cui cambiarono radicalmente i modi di reperire, cucinare e consumare il cibo. Nascono i supermercati, cresce il benessere economico e le aspettative rispetto a ciò che si trova a scaffale. Cresce anche la consapevolezza che il giudizio del singolo sia rischioso e privo di rigore scientifico. L’esperto, fino a quel momento giudice della qualità, viene sostituito da un sistema di valutazione collettivo, panel addestrati in grado di condurre valutazioni accurate perché inserite in una metodologia codificata, supportata da una statistica robusta.
Le scienze sensoriali analizzano oggi l’indissolubile relazione prodotto-persona, partendo dall’assunto che il cibo (prodotto) interagisce con gli esseri umani dopo essere stato consumato, stabilendo con questa affermazione relazioni interdisciplinari che spaziano dalla chimica molecolare alla psicologia cognitiva. Comprendere questa relazione solleva domande sul processo sensazione-percezione-cognizione, che dal punto di vista epistemologico, riguarda la scoperta mediante i sistemi sensoriali dell’esistenza e delle proprietà di ciò che ci circonda.