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Il ruolo dell’intelligenza artificiale

20/11/2024

Il contesto globale in cui operano oggi le imprese può essere descritto come fragile, ansioso, non lineare e incomprensibile, un quadro definito con l’acronimo BANI (Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensible). Questo nuovo scenario impone sfide inedite per la gestione dei talenti, particolarmente evidenti con la crescente difficoltà nel trattenere il personale e con fenomeni come le grandi dimissioni. 
L'incompatibilità tra i valori aziendali tradizionali e le aspettative dei dipendenti di oggi è diventata sempre più palese, soprattutto quando i lavoratori, in particolare quelli delle nuove generazioni, mostrano un'attenzione crescente verso il loro benessere psicologico e fisico, spesso considerato persino più importante della retribuzione e dei benefici economici.

 

Molte aziende hanno tentato così di aumentare il numero di annunci di lavoro e di colloqui nella speranza di coprire i vuoti, ma questa strategia non affronta la vera radice della questione. Il framework BANI suggerisce invece un approccio più resiliente e flessibile per gestire il proprio staff. Data la complessità e l'imprevedibilità dei cambiamenti in corso, non si può più fare affidamento su approcci tradizionali. 

 

Analisi recenti mostrano un quadro preoccupante: l'88% delle organizzazioni afferma di avere difficoltà nell'assumere nuovo personale, e più della metà dei candidati decide di rifiutare l'offerta o di abbandonare il processo di selezione. Non solo, ma il 42% dei nuovi assunti cambia lavoro entro i primi 12 mesi, evidenziando un alto livello di insoddisfazione. Questi dati suggeriscono che la maggior parte dei lavoratori non sente un forte legame con la propria azienda o un chiaro scopo nel proprio ruolo. Solo il 5% dei dipendenti italiani si dichiara pienamente soddisfatto, coinvolto emotivamente nel proprio lavoro e impegnato con l’organizzazione per cui lavora.

 

Per affrontare queste sfide, le aziende devono andare oltre la semplice offerta di posti di lavoro stabili e ben pagati. Devono piuttosto concentrarsi sullo sviluppo del “purpose”, ovvero un senso di scopo, che permetta ai dipendenti di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Un modo per farlo è coinvolgere i lavoratori in iniziative che abbiano un impatto positivo sull’ambiente e sulla società. In questo modo, le persone possono vedere il proprio lavoro non solo come una fonte di reddito, ma come un’opportunità per contribuire al miglioramento del mondo che li circonda.

 

L'adozione dell'intelligenza artificiale può inoltre rappresentare un'opportunità significativa per migliorare il benessere dei dipendenti, se utilizzata nel modo corretto. Tuttavia, è importante evitare il rischio di delegare completamente le capacità cognitive all’AI. L'intelligenza artificiale deve essere vista come uno strumento che potenzia le capacità umane, piuttosto che sostituirle. Questo è essenziale per prevenire fenomeni di de-skilling, ovvero la perdita di competenze, e per mantenere il vantaggio competitivo delle aziende. 

 

Investire nella formazione dei lavoratori è essenziale per ridurre questo gap. Infatti, il 62% dei lavoratori italiani dichiara di voler seguire un corso di formazione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI), vedendola come un'opportunità per migliorare le proprie competenze e per intraprendere nuovi percorsi professionali. Inoltre, molti vedono l’AI come uno strumento che potrebbe non solo migliorare la qualità del lavoro, ma anche ridurre le ore lavorative mantenendo inalterato lo stipendio. In sintesi, le aziende devono affrontare le sfide poste dal mondo BANI adottando un approccio inclusivo, sostenibile e orientato al benessere delle persone. 

L’intelligenza artificiale, se utilizzata correttamente, può essere un alleato prezioso per migliorare la qualità della vita lavorativa, rendendo il cambiamento tecnologico non solo gestibile, ma anche positivo per i lavoratori e per le organizzazioni.

 

Claudia Ferrero Digital Strategist & Evangelist

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