La condivisione
Diciamocelo: i ristoranti 4.0 oggi raccontano di squadre che stanno bene insieme. Che lavorano e poi escono in gruppo; organizzano uscite, bevute, ritrovi, formazione. E questo sicuramente contribuisce a una fidelizzazione del personale, a un’affezione al progetto, a saldare il sentirsi parte. Poi, però, è più o meno all’ordine del giorno che giunga quella notizia: lo chef ha lasciato, il responsabile di sala è andato, chi si occupava della carta vini ha preso un’altra strada. Avevano bisogno di nuovi stimoli, avevano visioni diverse. In alcuni casi è concesso e comprensibile, in altri meno. Ma ecco, mi soffermo su quanto mi hanno trasmesso i ragazzi di Incàlmo: un rapporto lavorativo vissuto con maturità. Dove la condivisione non manca ma non è invadente. Non si mescola alla vita privata, non crea fraintendimenti. Non c’è quella sbagliata interpretazione dell’ambiente di lavoro-ristorante come nucleo familiare. Non si tratta di essere famiglia, se non lo si è davvero, si tratta di navigare insieme e saper mettere dei confini, in favore della qualità della vita.
Alla domanda “come gestite i vostri rapporti interni?” mi risponde subito Michele.
“Abbiamo delle gerarchie, per questioni organizzative, ma partiamo sempre dal presupposto che nessuno di noi sia in grado di fare tutto e ci sia bisogno degli altri. Ognuno ha quindi i suoi incarichi e le sue responsabilità, una sorta di specializzazione che mettiamo in mezzo per crescere insieme”.
Continua Ricardo:
“Diversamente sarebbe difficile perché arriviamo da tante esperienze diverse, nello stesso settore e non solo. Se ognuno dicesse la sua senza delle regole sarebbe un caos. Abbiamo la fortuna di essere molto diversi e complementari ma la complementarietà va’ curata”.
Il dialogo è in cima alla lista delle buone pratiche di Incàlmo. Lo è per davvero, e anche se non ce lo spiegassero si capirebbe dalla capacità di gestire i tempi di questa conversazione.
Francesco, che ha sempre un piglio pragmatico, ci conferma: “Il dialogo si concretizza con due appuntamenti mensili, due riunioni per dedicare un momento, senza pentole o altre distrazioni di mezzo, per fare il punto su tutto. Poi ci sono tutte le comunicazioni più pratiche, da quelle strettamente legate alla cucina al briefing che facciamo al pass, che è il nostro momento di raccoglimento prima del servizio in cui ci confrontiamo su quali sono gli ospiti che arriveranno in sala. Questo ci consente di avere tutti una panoramica delle richieste speciali, eventuali intolleranze, altre informazioni importanti”.
“Infine - aggiunge Michele - facciamo una calendarizzazione precisa degli appuntamenti che si svolgeranno nel corso dell’anno, ovvero eventi, cambio menu, shooting, partecipazioni. Ognuno deve essere a conoscenza per tempo per poter sviluppare idee e organizzare al meglio il lavoro”.