Da una ricerca - Abitudini di spesa in Europa: confronto tra generazioni – voluta dalla banca online N26 per mettere a confronto le abitudini di spesa delle diverse generazioni in Europa nel 2023, realizzata analizzando i dati dei propri clienti della banca in Austria, Germania, Spagna, Francia e Italia, sono emersi risultati che fanno presagire come sia necessario sviluppare più attenzione verso il mondo dell’agroalimentare per le future generazioni.
Infatti dallo studio, per quanto riguarda l’Italia, sono i i baby boomers, nati tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quelli che spendono di più, il 6,51%, in cibo, seguiti da Generazione X, i nati tra il 1965 e il 1980 (6,2%), Millennials, i nati tra il 1980 e il 1995 (5,38%) e Generazione Z, nati tra il 1995 e il 2010 (4,34%). Per tutte le generazioni l'Italia è leader di spesa in questo settore a livello Europa. I baby boomers spendono più di tutti anche per i viaggi (30,5% del totale contro il 24,81% della Generazione Z) e gli italiani sono al terzo posto in Europa. I giovani della Generazione Z sono invece in testa per spesa nella formazione continua (23,5%) e gli italiani sono secondi solo ai pari età spagnoli. Nel nostro Paese seguono i Millennials (20,57%), la Generazione X (19,37%) e i baby boomers. Generazione Z in testa anche nello shopping (13,38% della spesa totale), seguita da Millennials (11,98%), Generazione X (11,34%) e baby boomers (11,09%), e nell'amore per gli animali: la spesa a loro dedicata è pari al 14,18% del totale, quota superiore a quella di tutte le altre generazioni (Millennials 13,65%, baby boomers 13,35% e Generazione X 12,45%).
Sono dati interessanti anche per come, attraverso la loro lettura, si ha una visione del mondo in cambiamento; innanzitutto ci dice una cosa che già sappiamo ma che, a volte, facciamo fatica a prendere per buona: che i ragazzi che oggi hanno vent’anni spendono molto di più di quello che pensiamo in formazione.
Vogliono essere preparati, almeno sul piano teorico, ad affrontare meglio la vita di quanto non abbiamo fatto, noi adulti, alla loro età.
Certo, ci sono casi drammatici, c’è il bullismo, l’indifferenza, ma molte volte queste negatività sono quelle che bucano di più nell’informazione rispetto a raccontare di quanti bravi ragazzi ci sono in giro.
Si discute, sterilmente, se deve avere più responsabilità la scuola o la famiglia ma se si va appena un po’ indietro negli anni la risposta è già chiara: quando c’è dialogo e condivisione tra scuola e famiglia, come accadeva, il problema si risolve.
Ma torniamo al cibo, visto che è la nostra professione; perché spendono meno quelli che saranno i consumatori del futuro? Cosa mangiano i giovanissimi? Il cibo, i dibattiti sul cibo, la cultura del cibo, saranno o no prioritari nei loro anni futuri?
A queste domande nessuno ha dato finora una risposta chiara che invece dovrebbe essere sollecitata, diventare oggetto di indagine. Attorno al cibo si muove una filiera imprenditoriale vastissima che non può non avere una visione del futuro prossimo.
L’emergenza climatica ce lo insegna ogni giorno che, se non si corre velocemente ai ripari, la nostra agricoltura, principale settore per la produzione di cibo, verserà in condizioni drammatiche. Se a questo si unisce anche il dato evidente di questa ricerca che riduce la spesa per il cibo risulta urgente iniziare ad avere un confronto serrato su queste tematiche.
Benhur Tondini