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Le ragioni del biologico

31/08/2023

Le ragioni del biologico

Dal mare alle colline, questa è l’estensione di Fasano, cittadina alle porte del Salento e della Valle d’Itria, baciata da un clima mite e dotata di una terra ricca e fertile , prodigiosa per certi aspetti.
La terra rossa mista a ciottoli calcarei che conferisce al terreno un ottimo drenaggio e consente la coltivazione di orticole sensibili a pieno campo,  le acque salmastre dei pozzi artesiani nei terreni prospicienti il mare che donano una caratteristica sapidità a ortaggi come il pomodoro Regina (presidio Slow Food) e il barattiere (ortaggio tipico pugliese, un incrocio tra il cetriolo e il melone giallo) e pure
i seminativi associati agli oliveti nella piana degli ulivi millenari, sono certamente tutti tratti di unicità di un territorio che quanto ad altre ricchezze non è certo disadorno, tra insediamenti rupestri , masserie, parchi naturali, le Terme di Torre Canne direttamente sul mare...
 

Quando la posta in gioco è la salute: Progresso Agricolo Fasano si apre anche al bio
È il 1977 quando nasce Progresso Agricolo Fasano, cooperativa di conferimento di prodotti agricoli voluta da un gruppo di agricoltori, che nei primi anni si dedica a produzione e commercializzazione di olio poi dal 1984 inizia ad aprirsi ai prodotti ortofrutticoli della zona (i pomodori regina, i barattieri, i fiori di zucca, le patate di Polignano) per arrivare a trattare, nel corso degli anni, una grande varietà di ortaggi.
Grazie a una struttura e a un’organizzazione moderna e all’avanguardia (uno stabilimento di 200 metri quadrati tra oleificio, magazzino ortofrutticolo e due linee di lavorazione complete per ortaggi) hanno consentito alla cooperativa di guadagnare un buon posizionamento, nel mercato italiano ed estero, con la commercializzazione dei prodotti nella grande distribuzione organizzata.
Nicola Pentassuglia, che è agricoltore e presidente di Progresso Agricolo Fasano, ci racconta che la cooperativa ha affrontato investimenti importanti negli ultimi anni, quando ha deciso di ripensare il modo di lavorare in agricoltura, chiedendosi pure cosa si aspettasse il consumatore.

Nicola Pentassuglia, presidente di Progresso AgricoloNicola Pentassuglia, presidente di Progresso Agricolo
“Guardando al passato, negli anni ‘80/’90  - spiega il presidente - in agricoltura si usavano prodotti senza regole, cioè senza avere la misura di quali fossero gli effetti, perché non educati alla cultura del loro utilizzo. Ad un certo punto il legislatore si è accorto di questo problema e pure noi agricoltori ci siamo resi conto del fatto che nell’utilizzare questi prodotti eravamo i primi a rischiare la salute. C’è chi ce l’ha pure rimessa. Quindi la tutela della salute nostra e del consumatore è stato il nostro movente. Guadagnare qualcosa in più ma rimetterci la salute non mi sembra una grande idea”.

Oggi sono sette i soci della cooperativa che si sono convertiti al biologico per un areale di 200 ettari.
In più, lato consumatori, si è presa coscienza che nessuno più mangia per fame ma per stare bene.
“Ora, se questo è vero, e io credo che sia vero, - prosegue Nicola Pentassuglia - noi dobbiamo intercettare nel mercato persone interessate a questo discorso e quindi disponibili a riconoscere che la strada dei prodotti bio, comportando un certo lavoro e certi sacrifici, ha dei costi diversi dal convenzionale. Fare capire queste e altre ragioni è quanto intendiamo ottenere con il progetto PABIO, che attraverso una serie di iniziative (partecipazioni fieristiche, coinvolgimento di diversi soggetti della filiera, dai buyer ai consumatori finali) intende promuovere il valore dell’agricoltura biologica in questo territorio. Ci sono poi altri soggetti che dovrebbero fare la loro parte: la sanità in primis ma anche la stampa, per esempio. E che sia chiaro che il convenzionale, che peraltro la nostra stessa cooperativa gestisce in larga parte, non va demonizzato: in Italia le attenzioni ci sono. Il problema piuttosto riguarda l’Europa: ci sono principi attivi autorizzati in Francia, Spagna ma non in Italia. Il problema si pone quando la Spagna inonda l’Italia dei suoi prodotti”.
Il barattiereIl barattiere

Prendersi davvero cura dell’ambiente
Parlando emerge il lato pasionario di Nicola Pentassuglia, che si fa grido di dolore quando si entra nel vivo del tema ambiente, più che mai collegato al bio. Davanti ai nostri occhi imponenti ulivi secolari, e proprio questi gli muovono un certo tormento.
“Noi abbiamo il dovere di prenderci cura di ciò abbiamo intorno. Guardate che alberi! - esclama indicandoceli con la mano – sono meravigliosi ma vanno curati”.
Il suo pensiero corre alla Xiylella “Sono andato a Carovigno: ‘mo se muoio l’inferno l’ho già visto. Là è apocalisse! Se andiamo avanti così, nel giro di pochi anni accadrà la stessa cosa anche qui! I nostri figli ci malediranno! Da agricoltore dico che tutto è nato sì dal batterio importato ma la malattia si propaga se ci sono le condizioni: se sono protette e nutrite le piante resistono meglio. Anche l’abbandono e lo spopolamento delle campagne gioca la sua parte... Non si è dato è credito alla scienza ed è successo l’inevitabile. Guardi come l’hanno risolta gli spagnoli: come è nato il focolaio hanno mandato l’esercito a eliminare le piante infette. Qui abbiamo le mani legate: troppi vincoli, troppi impedimenti. Se io scopro di avere un albero infettato nella mia proprietà non sono nemmeno libero di abbatterlo. Ormai sono sfibrato, mi va il sangue al cervello ogni volta che ne parlo. È una cosa assurda. E guardate che io per primo ho fatto istanze!”

Le ragioni del biologico

I numeri del bio
Alziamo lo sguardo da Fasano e spostiamolo sul posizionamento del bio a livello globale.  Ci assiste il 24esimo report The world of organic agriculture 2023 riferito al 2021, curato dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica Fibl in collaborazione con Ifoam, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale, da cui emerge un quadro positivo per l’agricoltura biologica globale.  In Europa, in particolare, altri 0,8 milioni di ettari sono stati convertiti al biologico, +4.4% rispetto al 2020, portando la superficie agricola europea coltivata a bio a 17,8 milioni di ettari. E qui l’Italia si posiziona al terzo posto con 2,2 milioni di ettari di terreno agricolo, dopo Francia e Spagna e al primo posto per il numero di produttori bio, con oltre 75mila operatori sui 440mila attivi in Europa.
Sul fronte dei consumi, nel 2021, la spesa media per i prodotti bio è stata di 65,7 euro per persona, registrando un sostanziale raddoppio nel decennio 2012-2021. Le vendite 2021, tuttavia, hanno subito un rallentamento, evidenziando un incremento del 3,8%, molto inferiore rispetto al +15% registrato l’anno precedente, a causa dell’inflazione e preoccupazioni per la sicurezza alimentare in termini di approvvigionamento tra conflitti bellici e crisi climatica.

Ulivo secolareUlivo secolare

Cosa manca
Rimane un gap culturale da colmare nei consumatori, per cui è necessario informarli, metterli più a conoscenza dei valori del bio, educarli a comprare meno con gli occhi, perché è meglio un frutto più saporito ma con qualche piccolo segno di uno perfetto che sa di poco. Comportamento che si riflette in quella deriva commerciale per cui ci si rifiuta di immettere sul mercato vere e proprie partite di prodotto per piccole inezie estetiche “perché il consumatore non acquisterebbe”.
E se si lamenta di un costo un poco più elevato i motivi sono reali e spiegabili, a partire dall’incidenza della manodopera che questo metodo comporta sia per effettuare rotazione delle colture che per rimuovere erbe infestanti, essendo bandito l’utilizzo di pesticidi ed erbicidi.

Il bio è sulla buona strada certamente ma se ci sbloccheremo da certe fisime e la smetteremo di andare a cercare informazioni in contesti discutibili come i social, acquisendo invece più consapevolezza del suo valore con elementi corretti alla mano, si creeranno le condizioni di ulteriore crescita del settore.
Sul fronte degli agricoltori, per come la vede Nicola Pentassuglia,  il lungimirante presidente di Progresso Agricolo, “non saranno molti quelli che torneranno indietro. I giovani – osserva - sono più sensibili, più istruiti di noi: capiscono il problema e le possibili conseguenze. Non credo di essere solo io fortunato ad avere in cooperativa ragazzi così!”

a cura di

Simona Vitali

Parma, la sua terra di origine, e il nonno - sì, il nonno! - Massimino, specialissimo oste, le hanno insegnato che sono i prodotti, senza troppe elaborazioni, a fare buoni i piatti.
Non è mai sazia di scoprire luoghi e storie meritevoli di essere raccontati.
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