Con tutto il “cucinato come si deve” che una solida trattoria può offrire,
iniziare col discorrere da un bel tagliere di salumi, da cui svettano Coppa, Salame e Pancetta rigorosamente piacentini e, a eventuale coronamento, una selezione di Prosciutto di Parma, Culatello e Culaccia, può far pensare di non rendere abbastanza giustizia alla natura di quel locale.
Non è così per la Trinità di Vernasca (PC), che con quella triade di salumi piacentini sta dando la migliore espressione di sé da 52 anni, dal momento che li produce e li stagiona divinamente in una cantina di terra e sassi. E questo fin dall’inizio, quando i piatti in menù erano pochi e c’era da spianarsi la strada davanti, stringendo i denti per conquistarsi poco a poco i clienti in quella piccolissima frazione di Vernasca, da cui dista 12 km, che prima che di pranzi o cene aveva bisogno di servizi. E qui potremmo aprire una bella parentesi sul cosa significhi mettersi a disposizione di una comunità che necessita di tutto…ecco, il senso di “servizio”, che oggi andiamo sbandierando farcendolo di parole, potremmo andarlo a pescare da qui.
Anzi lo facciamo, perché certi passaggi vanno narrati, se possibile con dovizia di particolari.
Innamorarsi come nei film
Correvano gli anni ’60 quando un ragazzino, senza saperlo, iniziava a tracciare la strada che avrebbe coinvolto una famiglia intera, la propria. Lo hanno mandato a fare il cameriere, Giovanni, Giovanni Solari, che un mestiere doveva impararlo. Ha iniziato come per gioco ma poi si è appassionato. Ha fatto anche una stagione all’Hotel Londra di San Remo, frequentato dai cantanti del festival (Mina, Massimo Ranieri, Jonny Dorelli), ma questo non è bastato a convincerlo a stare mesi lontano da casa e, soprattutto, a continuare a lavorare per altri. Così ha maturato di fare qualcosa di suo. “Ti do il locale” gli propone un compaesano che da qualche tempo ha avviato una piccola trattoria che andava a velocità ridotta… “Non ho i soldi” si premura di rispondergli Giovanni, oltre al fatto che da solo non potrà mai affrontare quell’attività così impegnativa. Da qualche tempo sta frequentando Ornella Rizzi, l’unica delle tre figlie dell’oste e proprietario del locale ad aver giurato che non farà mai quel lavoro. “Se dici che mi aiuti nell’attività, trovo il modo di comprare l’osteria” - confida, ad un certo punto, Giovanni ad Ornella. E lei: “Ma dobbiamo ancora innamorarci?”, intendendo dire con questo, il rendere ufficiale la frequentazione, sposarsi. Così intensificano il vedersi, il padre di Giovanni impegna il proprio podere per poter ottenere un fido dalla banca e i due giovani si sposano in un lunedì di agosto, l’unico giorno in cui i colleghi del ristorante dove lui sta lavorando possono essere presenti.