Il ballo a Palazzo Ponteleone
Due anni dopo gli avvenimenti dell’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, la mondanità palermitana si riunisce per uno sfavillante ballo nelle sale dorate del palazzo della famiglia Ponteleone: qui Don Fabrizio si aggira tra “specchi appannati” e vecchie suppellettili simili a “catacombe”. La sua fine e quella del suo mondo è sempre più vicina. Non gli piace la casa, che considera dal gusto passato di moda, e neppure le donne presenti, alcune, un tempo, sue giovani e belle amanti, oggi “sciattone”. Dopo il celebre ballo con Angelica, l’unica soluzione è dirigersi verso il buffet e in quel campo di battaglia vi è l’unica momentanea resa del Gattopardo, omaggiando la padrona di casa: “Caspita quanta roba! Donna Margherita sa far bene le cose. Ma ci vogliono altri stomaci del mio per tutto questo.”
Preferisce i dolci alla lunghissima e stretta tavola allestita con “piramidi dei “dolci di riposto” [piccoli dolci di pasta reale a varie forme n.d.r. ] mai consumati”, “aragoste lessate vive, cerei e gommosi gli chaud-froids di vitello [letteralmente caldo-freddo, un tipo di preparazione che viene cucinata a caldo e servita fredda n.d.r. ], di tinta acciaio le spigole immense nelle soffici salse, i tacchini che il calore dei forni aveva dorato, i pasticci di fegato grasso rosei sotto le corazze di gelatina, le beccacce disossate reclini su tumuli di crostini ambrati, decorati delle loro stesse viscere triturate, le galantine color d’aurora, dieci altre crudeli, colorate delizie.”
Il principe, infatti, “si diresse a sinistra verso la tavola dei dolci. Lì immani babà sauri come il manto dei cavalli, Monte-Bianco nevosi di panna; beignets Dauphine [specialità culinaria francese, bignè a base di pasta choux e patate, fritte in olio n.d.r. ] che le mandorle screziavano di bianco ed i pistacchi di verdino; collinette di profiteroles alla cioccolata, marroni grasse come l’humus della piana di Catania dalla quale, di fatto, attraverso lunghi rigiri esse provenivano, parfaits [dolci al cucchiaio francesi n.d.r. ] rosei, parfaits sciampagna, parfaits bigi che si sfaldavano scricchiolando quando la spatola li divideva, sviolinature in maggiore delle amarene candite, timbri aciduli degli ananas gialli, e ‘trionfi della Gola’ col verde opaco dei loro pistacchi macinati, impudiche ‘paste delle Vergini’.”
Sotto la calotta verde pistacchio dei “trionfi di Gola” tra gli strati di pan di Spagna, farciti da biancomangiare profumato alla cannella, crema di ricotta con canditi, scaglie di cioccolato e pistacchi tritati, la nuova società si accalca.
Ma i Gattopardi non moriranno mai.