Spaccio Pani
Ho conosciuto Riccardo Amodeo un paio di mesi fa. Era piombato con due sacchi di farina sulle spalle a Noale, da Giulia Busato (a cui abbiamo già fatto appello nell’articolo Il pane di oggi e quello di domani), indossando una maglia marchiata Spaccio Pani. L’occasione era un pairing davvero singolare tra le proposte di Giulia - Tocio Bread - e diverse annate di Gravner, accompagnate nel bicchiere da Mateja Gravner. Evento che già la dice lunga sulla grande rivoluzione che sta determinando il pane contemporaneo.
Credevo che Riccardo e Giulia, colleghi panificatori, si conoscessero da tempo.
“E invece no, ci eravamo sentiti proprio perché desideravo partecipare alla serata”.
Riccardo era partito da Trieste, un giovedì sera dopo il lavoro, insomma, solo per esserci.
“Ho rintracciato Giulia tramite i social. Sono stato molto colpito dal suo modo di raccontare ciò che fa e dal come avvalora il nostro settore. C’era più di una vicinanza di pensiero e questo ci mette inevitabilmente in connessione. Credo che, in generale, nel mondo del pane contemporaneo prevalga più lo spirito di fratellanza che la rivalità”.
Mentre ci parla ripensiamo a uno dei punti de Il Manifesto dei Panificatori Agricoli Urbani, l’associazione costituita nel 2018 da Davide Longoni (Panificio Davide Longoni, Milano), Matteo Piffer (Panificio Moderno, Isera, TN) e Pasquale Polito (Forno Brisa, Bologna). È il puto 4:
“I laboratori dei panificatori hanno pareti trasparenti. Cooperiamo condividendo ricette, consigli e fornitori. Crediamo che la rivoluzione del Pane Agricolo Urbano sia di tutti, per questo accogliamo nelle nostre botteghe chiunque scelga di intraprendere la strada del pane. Il dono e la generosità sono per noi valori essenziali. Un movimento forte e radicato, capace di nutrirsi dello scambio, è una garanzia per la prosperità e la sostenibilità di ognuno”.
In quel proposito di assenza di barriere, di muri, risiede l’eccezionalità.
“Avvertiamo un forte spirito di condivisione. Non c’è protezionismo come in altri ambiti” ci conferma Riccardo.
“Con Andrea Chittaro, Francesco Sponza, Giovanna Abbondanza e Matteo Grasso abbiamo aperto Spaccio Pani, a Trieste, da poco più di un anno e abbiamo trovato grande solidarietà intorno a noi. Io stesso prima dell’apertura sono stato un paio di settimane al Forno di Lambrate per confrontarmi sulla linea produttiva e prendere le misure”.
Una dinamica, quella della collaborazione, che ripensandoci abbiamo già sentito altre volte, rievocando immagini di panificatori che si confrontano su impastatrici, metodi, farine, in modo aperto e vicendevole, per far crescere il movimento più che un mero investimento per far crescere l’attività. Potrete contraddirci (e siamo qui ad accogliere qualsiasi testimonianza) ma non è così usuale trovare dinamiche simili nella ristorazione, in cui le energie sono spesso concentrate nel proprio rettangolo di gioco. Domandiamo a Riccardo: c’entra con l’incremento dei forni contemporanei?
“Negli ultimi due anni a Trieste, oltre alla nostra, sono nate attività sulla stessa lunghezza d’onda e ne siamo felici. Stiamo parlando di una città piuttosto ingessata in merito alla panificazione. Come in tante altre zone d’Italia si è perpetuata per anni una tradizione, che metto tra virgolette, totalmente slegata dalla qualità e dall’integrità del prodotto. Prendo il pane di segale, evidenza dei nostri legami con l’Impero austro-ungarico. È stato proposto in modo blando nella nostra città, come una reminiscenza storica, ma senza studio. Noi lo prepariamo con vera farina di segale, adottando tutti i metodi che contraddistinguono la nostra produzione, ovvero con farine scelte, lievito madre e fermentazioni spontanee. In generale, più lavoriamo uniti nella stessa direzione, più benefici ci saranno per il mondo del pane”.
Anche in merito alle resistenze culturali i panificatori moderni hanno molto su cui confrontarsi.
“L’obiettivo è veicolare che il pane prodotto in un certo modo dovrebbe essere quotidiano e non una bottiglia rara da aprire in occasioni speciali! Abbiamo il vantaggio di lavorare con un alimento meno complicato di altri; allo stesso tempo è complesso scardinare certe abitudini. Sicuramente remando nella stessa direzione stiamo stimolando una consapevolezza”.
Come altri, Spaccio Pani (che porta la dicitura forno+ frigo) mette il pane al centro, e attorno tante altre cose: i caffè specialty, la pasticceria dolce e salata, vini e bevande naturali. Anche qui c’è una linea che accomuna molti.
“Parti dal pane, che rimane il fulcro, e poi è inevitabile che quel modo di intendere il nutrimento contamini tutto il resto”.